La vitamina D svolge un ruolo importante per la salute delle ossa: è partito da quest'assunto lo studio multicentrico condotto dalla Rutgers University, che ha indagato l'effetto della carenza di vitamina D in 290 soggetti di età superiore ai 65 anni in seguito a intervento per frattura dell'anca.

I ricercatori hanno valutato il tasso di mortalità e di mobilità – in particolare la capacità di compiere 10 passi in autonomia, senza l'ausilio di terzi – dei pazienti 30 e 60 giorni dopo l'intervento.

Lo studio ha evidenziato che livelli di 25 idrossivitamina D superiori a 12 ng/mL si associano a maggiori tassi di deambulazione a 30/60 giorni dall'intervento. Una condizione di malnutrizione (Geriatric Nutrition Risk Index <92), invece, si associava a una ridotta mobilità a 30 giorni. Non è stata rilevata invece alcuna associazione tra la mortalità e il livelli di vitamina D, né a 30 né a 60 giorni.

Precedenti studi avevano evidenziato come un apporto giornaliero di vitamina D pari a 800 UI possa prevenire cadute e fratture, mentre un'eccessiva assunzione, pari circa a 4.000 UI al giorno, possa aumentare il tempo di reazione, incrementando il rischio di cadute e conseguenti fratture, come spiega Sue Shapses, prima autrice dello studio: "Questi studi dimostrano che un'assunzione ridotta o eccessiva di vitamina D può influenzare negativamente la mobilità nelle persone anziane", suggerendo di assumere 800 UI/die di vitamina D al fine di prevenirne la carenza.

Ora sarà necessario approfondire alcuni aspetti della ricerca, per comprendere ad esempio i meccanismi sottostanti l'associazione tra deficit di vitamina D e mobilità.

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