Dalla fine degli anni Novanta, gli alimenti industriali contengono nanomateriali, composti di dimensioni inferiori a 100 nanometri che grazie alle proprie caratteristiche sono utili alla realizzazione e conservazione dei cibi. Dal "censimento" effettuato, emerge che i nanomateriali sono utilizzati principalmente come additivi, come materiali a contatto con gli alimenti e come nutrienti (ad esempio, il carbonato di calcio viene aggiunto al latte artificiale per conferire una quantità ottimale di calcio).

L'effetto di tali sostanze dalle dimensioni microscopiche sull'organismo non è ancora del tutto chiaro, pertanto da diversi anni l'Agenzia francese si è più volte occupata di questa tematica. Attualmente sono stati identificati 37 composti la cui presenza è certa o ipotizzata in circa 900 alimenti; tra i prodotti più frequenti ci sono latte per l’infanzia, caramelle e dolciumi, cereali per la colazione, barrette di cereali e dessert surgelati.

In attesa dei primi risultati sull'effetto di tali sostanze sull'organismo, attesi per il 2021, Anses ha sottolineato l'importanza per i produttori di limitare l’esposizione dei consumatori nel rispetto della normativa vigente, riducendo l'uso di nanomateriali e, laddove sia possibile, scegliere sostanze di cui si conosca con certezza il profilo di sicurezza.

Articoli correlati

Residui di pesticidi negli alimenti: EFSA pubblica il rapporto relativo al 2018

EFSA pubblica un nuovo parere scientifico sui rischi di esposizione da ocratossina A