La displipidemia, tipica della sindrome metabolica, è tra le principali cause di insorgenza di malattie cardiovascolari e di morte al mondo. Caratterizzata da alti livelli di colesterolo LDL e trigliceridi, associati a bassi livelli di colesterolo HDL, la displipedemia è estremamente diffusa a livello globale, in gran parte a causa dell'abbandono delle alimentazioni tradizionali, basate su cereali, verdura e legumi, in favore di stili alimentari più raffinati e ricchi in zuccheri e grassi. Per fare solo un esempio nostrano, si stima che il 40-50% degli italiani soffra di colesterolo alto, mettendosi quindi a rischio di sviluppare aterosclerosi. L'approccio alla dislipidemia è multifattoriale e richiede un cambio di stili di vita, con aumento dell'attività fisica e riduzione dell'apporto di grassi e zuccheri con la dieta, e in alcuni casi anche l'assunzione di farmaci ad hoc.

Una recente revisione, pubblicata su “Nutraceuticals”, valuta gli effetti delle carragenine sulla prevenzione della displipidemia e sul riequilibrio del profilo lipidico. Le carragenine sono polisaccaridi solforati lineari derivati dalle alghe rosse e sono già state approvate dall'Unione Europea come additivi alimentari perché, per esempio, capaci di gelificare senza alterare il colore del cibo di partenza. Tra gli additivi di questo tipo sono, anzi, al quarto posto per utilizzo al mondo. Il limite massimo di assunzione consigliato dalla'Agenzia europea per la sicurezza alimentare – EFSA è di 75 mg per chilo di peso. Di questi polisaccaridi sono note anche alcune proprietà benefiche per la salute, come per esempio quella antiossidante, antitumorale, anticoagulante, antivirale e antilipidemico. Quest'ultima proprietà, in particolare, è al centro della corrente revisione che è condotta da un team di ricerca portoghese. Sembrerebbe che le carragenine possano interferire con il metabolismo lipidico agendo sul tratto digestivo. Ma come? È possibile che, determinando un aumento del volume enterale, venga ridotto l'assorbimento dei grassi. Ma non solo. Questi polisaccaridi possono anche catturare le molecole di colesterolo, evitando che siano assorbite, e incentivare la produzione di sali biliari. Gli studi presenti in letteratura, e ripresi dagli autori, concordano nell'affermare che l'assunzione di carragenine determina normalmente una perdita di peso, un fattore positivo nel contrastare la sindrome metabolica. Non solo. Studi condotti su modello animale hanno anche osservato una correlazione positiva tra dose di carragenina assunta e riduzione dei livelli ematici di colesterolo LDL, colesterolo totale e trigliceridi, mentre si assiste a un aumento del colesterolo HDL... se così fosse, questi polissacaridi potrebbero essere integratori utili a contrastare non solo la sindrome metabolica, ma anche le malattie cardiovascolari associate.

Tuttavia, la letteratura non è ancora allineata, con studi che individuano esiti anche molto differenti da quelli qui descritti. Inoltre, le ricerche in uomo sono pochissime: la revisione ne prende in considerazione solo 3. E se è vero che queste danno esiti simili e positivi, lo è anche che sono tra loro estremamente disomogenee per tipologia di alga e dose utilizzata, protocollo di studio, dieta assunta dai partecipanti e così via. Insomma, per quello che sappiamo sin qui, le carragenine potrebbero essere utili per riequilibrare i profili lipidici dei soggetti con dislipidemia, ma servono più studi di qualità per arrivare a un'evidenza. Senza dubbio sarebbe un risultato interessante, anche perché questi polisaccaridi sono estremamente economici e quindi accessibili a tutti.

Studio: Valado, A.; Pereira, M.; Amaral, M.; Cotas, J.; Pereira, L. Bioactivity of Carrageenans in Metabolic Syndrome and Cardiovascular Diseases. Nutraceuticals 2022, 2, 441-454. https://doi.org/10.3390/nutraceuticals2040032