L'Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che al mondo ci sono più di 264 milioni di persone affette da depressione, una malattia neuropsichiatrica che porta a cambiamenti nell'umore, che diventa triste, vuoto e irritabile, accompagnati da variazioni fisiche, fisiologiche e congitive. La persona depressa si chiude al mondo, si sente cronicamente stanza, soffre di astenia, apatia e ha un calo della libido. Inoltre, si osserva una perdita della capacità di concentrarsi e di dedicarsi ad attività che prima si trovavano piacevoli. Si stima che il 10-15% della popolazione generale soffra di depressione, con una maggiore prevalenza nelle donne. Negli ultimi anni, anche a causa della pandemia da Sars-CoV-2, i casi di depressione sono ulteriormente aumentati, tra gli adulti e anche tra i più giovani. Soprattutto tra gli adolescenti si osserva, anche in Italia, a un raddoppio del numero di casi, con conseguente aumento del numero di autolesionismi e tentati suicidi. Un problema importante da risolvere, non solo nell'immediato, ma anche per il futuro: è noto che chi soffre di depressione da bambino o ragazzo ha un rischio più elevato di soffrirne anche in età adulta e, comunque, di avere una salute peggiore.

Una recente meta-analisi a ombrello indaga la relazione tra depressione e carenza di vitamina D, molecola essenziale per il corretto funzionamento cerebrale: serve infatti come neuroimmunomodulatore, regolatore di fattori neurotrofici, neuroprotettore e sostiene i processi di neuroplasticità. La sua importanza è tale che si trovano suoi recettori praticamente tutte le aree del sistema nervoso centrale, incluso l'ippocampo. Gli autori hanno inserito nella loro analisi solo meta-analisi di studi randomizzati e osservazionali già presenti in letteratura: in tutto 15 meta analisi, per un totale di 65 studi randomizzati e 31 osservazionali. Valutandoli nuovamente, gli autori hanno così potuto verificare la presenza di una associazione positiva tra supplementazione con vitamina D e riduzione dei sintomi depressivi. Nonostante l'eterogeneità dei lavori inclusi, in termine di grandezza del campione e dose di integratore somministrato, gli autori sono riusciti a delineare un piano di intervento efficace: l'uso di 4.000-5.000 IU/giorno per un periodo inferiore o uguale alle 20 settimane. Questo protocollo sembra essere superiore agli altri proposti nel ridurre i sintomi depressivi. Quanto detto sembra essere vero anche per i livelli plasmatici di vitamina D: in particolare tra i soggetti più giovani di 50 anni, livelli maggiori sembrano proteggere maggiormente dall'insorgenza della depressione. Le ragioni biologiche di questo effetto protettivo andrebbero ricercate, secondo gli autori, nel potere antiossidante della vitamina D, che andrebbe a contrastare l'infiammazione che si delinea nel cervello quando questo si ammala di depressione. Più nel dettaglio, la vitamina D contrasta l'insorgere della depressione: controllando l'omeostasi del calcio; controllando la produzione di serotonina; riducendo l'espressione delle citochine infiammatorie; assicurandosi che i mitocondri continuino a respirare normalmente; prevenendo l'ipermetilazione di geni specifici. Lo studio, condotto da un team di ricerca iraniano, arabo e statunitense, è pubblicato su “Pharmacological Research”.

Studio: Musazadeh V, Keramati M, Ghalichi F, Kavyani Z, Ghoreishi Z, Alras KA, Albadawi N, Salem A, Albadawi MI, Salem R, Abu-Zaid A, Zarezadeh M, Mekary RA. Vitamin D protects against depression: Evidence from an umbrella meta-analysis on interventional and observational meta-analyses. Pharmacol Res. 2022 Dec 9:106605. doi: 10.1016/j.phrs.2022.106605. Epub ahead of print. PMID: 36509315.