Un recente studio ha analizzato la composizione del microbiota intestinale in pazienti con diabete di tipo 2 appena diagnosticati e non ancora trattati con farmaci e l’ha confrontata con quella di soggetti di controllo sani, stabilendo anche correlazioni con i parametri caratteristici di questa malattia.

Il risultato ha permesso di stabilire un’alterazione del microbiota nei pazienti diabetici, evidentemente non attribuibili ai trattamenti ma alla malattia: la quantità nelle feci di Lactobacillus è stata superiore rispetto alle persone sane ed è stata correlata positivamente con i livelli di glucosio e di emoglobina glicata. Al contrario, il conteggio ha mostrato livelli inferiori di Clostridium coccoides e di Clostridium leptum, che sono stati correlati negativamente ai parametri indicativi della presenza di diabete. Tutte queste differenze hanno assunto una rilevanza significativa anche dal punto di vista statistico.

Dopo tre mesi di trattamento, glucosio, emoglobina glicata e profili lipidici sono migliorati; anche la conta di lattobacilli si è ridotta ma il cambiamento non è stato significativo. «La ragione di questo risultato non è chiara – hanno dichiarato gli autori – tuttavia, prendendo i dati nel loro insieme, sembra che l’aumento dei Lactobacillus rappresenti una conseguenza del diabete o dell’alterato controllo del glucosio».

C. coccoides e C. leptum sono gruppi batterici importanti nella produzione di butirrato, sostanza che gioca un ruolo importante nella salute dell'intestino: è una fonte di energia per le cellule epiteliali nel colon e migliora la funzione di barriera intestinale, riduce lo stress ossidativo e si ritiene possa svolgere un ruolo protettivo nei confronti di colite e cancro al colon. Una correlazione negativa tra Clostridium e marker del diabete di tipo 2 era già stata segnalata in precedenza. Inaspettatamente, si è però visto che i conteggi di C. leptum e C. coccoides hanno continuato a diminuire nei pazienti diabetici dopo un trattamento di tre mesi, mentre la maggior parte dei parametri metabolici sono migliorati.

Studio effettuato da ricercatori della Taipei Medical University a Taiwan.

Renato Torlaschi