Chiamata anche “febbre spaccaossa”, la dengue è una malattia virale tipica dei Paesi della fascia tropicale, soprattutto Africa, Oceania, America Centrale e Meridionale e Su-Est Asiatico, anche se negli ultimi anni è tenuta sotto controllo anche in Europa, dove può arrivare come “malattia da importazione”. Si tratta di una malattia più frequente nelle aree urbane e sub-urbane.

Come la malaria, anche la dengue viene trasmessa all'uomo da particolari specie di zanzare, infette perché venute a contatto con del sangue umano contaminato dal virus. Nel nostro emisfero, in particolare, si parla della Aedes aegypti, anche se si sono registrati casi trasmessi dalla più comune Aedes albopictus, meglio nota come zanzara tigre, presente anche in Italia.

La febbre dengue si manifesta di solito a 5-6 giorni dalla puntura, con febbre alta alla quale si associano mal di testa acuti, dolori a carico degli occhi, forti dolori muscolari e alle articolazioni, nausea, vomito e irritazioni cutanee. Nei bambini la sintomatologia specifica è spesso assente, rendendo più difficile la diagnosi che si basa proprio su segni clinici.

Nei Paesi tropicali questa malattia è da sempre affrontata con rimedi specifici di ogni medicina tradizionale. In Thailandia, per esempio, viene usato un rimedio antipiretico chiamato Bencha-Loga-Wichian (BLW), una miscela di 5 diverse radici: Capparis micracantha, Clerodendrum petasites, Ficus racemosa, Harrisonia perforata e Tiliacora triandra.

Un recente studio thailandese ne ha confermato l'efficacia contro il virus tipo 2. Gli autori, in particolare, hanno testato, in estratto acquoso e alcolico, il contenuto in fenoli e flavonoidi del rimedio, oltre alla sua attività antiossidante e citotossicità. Si sono così accorti che l'estratto in alcool si associa a maggiore presenza di fenoli e attività antiossidante rispetto a quello in acqua, mentre quest'ultimo presenta una citotossicità minore. Per fare un esempio, il polifenolo più rappresentato in entrambi gli estratti, ovvero la quercetina, mostra una concentrazione 2,5 volte maggiore nell'estratto alcolico rispetto che in quello acquoso.

Lo studio ha poi valutato l'efficacia dei due estratti sulla febbre dengue, evidenziando una maggiore efficienza da parte dell'estratto alcolico, forse proprio in virtù della maggiore concentrazione in sostanze bioattive. Secondo questo studio, quindi, l'estratto alcolico delle cinque radici tradizionali rappresenta un potenziale alleato terapeutico nel trattamento della febbre dengue. Lo studio è stato condotto da vari Centri della Walailak University e dalla Kasetsart University.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità l'incidenza della febbre dengue è cresciuta considerevolmente negli ultimi decenni, forse in virtù della crescita esponenziale della urbanizzazione nei Paesi tropicali: di fatto, sembra essere a rischio la metà del mondo, con 100-400 milioni di infetti l'anno. Una stima più precisa è difficile da ottenere, perché come altri virus, anche quello della dengue può dare patologia sottosoglia se non casi asintomatici. Questi, pur non avendo sintomi, sono comunque infetti e rappresentano un bacino per potenziali nuove infezioni. Non aiuta il fatto che la febbre dengue possa essere causata da 4 diversi sierotipi del virus, ognuno dei quali non dà immunità per gli altri. L'unica azione preventiva, al momento, consiste nel controllo della popolazione di zanzare che fungono da vettore tra uomini.

Fonte:

  • Wiyada Kwanhian Klangbud, Jirarat Songsri, Kingkan Bunluepuech, Peechanika Chopjit. The efficacy of the traditional Thai remedy Ya-Ha-Rakâ against dengue virus type 2. Journal of Herbal Medicine, Volume 36, 2022.