Studi recenti, di cui uno italiano, condotto presso il Policlinico Gemelli di Roma, e pubblicato sulla rivista Microorganisms sembrano dimostrare il coinvolgimento di alcuni additivi alimentari nel favorire l’insorgenza di malattie infiammatorie croniche dell’intestino, inducendo disbiosi, alterazioni della permeabilità e integrità della barriera intestinale, fenomeni infiammatori. Sensibile anche l’impatto sul microbiota e sulla modificazione della popolazione di batteri intestinali.

C’entrano gli additivi alimentari

L’ipotesi è ancora aperta, tuttavia, l’assunzione di cibi ricchi di additivi artificiali potrebbe essere responsabile dell’insorgenza di patologie infiammatorie croniche intestinali, le cosiddette IBDs (Inflammatory Bowel Diseases), quali la colite ulcerosa (UC, Ulcerative Colitis) e la malattia di Crohn (CD, Crohn’s Disease), fino a poter produrre alterazioni del microbiota e della salute dell’intestino. L’eziologia delle IBDs che interessano intestino tenue e colon, è multifattoriale, ma in questo network di cause, l’alimentazione avrebbe un forte impatto, in grado di modulare il microbiota intestinale, influenzare l’omeostasi dell’organo stesso, il benessere della persona, alterare l’equilibrio pro- e anti-infiammatorio e i processi immunologici.

Le evidenze

Emergono da diversi studi di letteratura, compreso una recente rewiew, italiana, che nello specifico ha voluto indagare il ruolo degli addittivi alimentari nel favorire lo sviluppo delle IBDs. Questi “ingredienti artificiali” sono infatti contenuti in larga misura e in gran parte di cibi super-raffinati e processati, di produzione industriale, al fine di migliorarne sicurezza, freschezza, gusto, texture, aspetto, colore, shelf-life. Ma non senza implicazioni, appunto, sulla salute del microbiota a breve e lungo termine. Tra gli additivi artificiali sotto osservazione vi sono: dolcificanti, emulsionanti, coloranti.

Dolcificanti artificiali

Sono presenti cibi che bevande industriali, diversi studi di laboratorio su modelli murini sembrano dimostrarne l’azione su più direzione: sui batteri intestinali di cui ridurrebbero la diversità della popolazione e/o altererebbero le comunità batteriche residenti favorendo lo sviluppo di disbiosi intestinale; sulla barriera dell’intestino, aumentando la permeabilità, ovvero richiamando linfociti e indicendo anche pathways apoptotici nelle cellule epiteliali, anche a causa dell’aumento della produzione di citochine pro-infiammatorie come IL-1b, IL-6, IL-12 ed LPS. Infine gli additivi impatterebbero sull’inibizione delle difese del sistema immunitario. Gli effetti negativi sarebbero particolarmente evidenti in soggetti con predisposizione o con IBDs conclamate.

Emulsionanti

Vengono aggiunti agli alimenti per migliorarne la texture ed aumentare la shelf-life, ma sarebbero implicati nella potenziale insorgenza di condizioni infiammatorie ed esiti negativi sul microbiota intestinale. Tra i maggiori ‘inquisiti’, secondo studi di laboratorio in vivo su modelli animali, vi sarebbe la carbossimetilcellulosa. Questa contribuirebbe a diminuire la diversità microbica, soprattutto in presenza di colite ulcerosa o malattia di Crohn, ma anche favorirebbe le alterazioni della permeabilità della barriera intestinale a causa della più ridotta espressione di mucine, a loro volta responsabili dello spostamento e colonizzazione dell’intestino da parte di batteri patogeni. Come conseguenza si registrerebbe l’aumento dei livelli di mucopolisaccaridosi e flagellina. Effetto protettivo, svolgerebbero invece il monolaurato.

I coloranti

Sono introdotti negli cibi per migliorarne la colorazione, alterata da agenti esterni quali la luce o la temperatura, per rendere più attraente l’aspetto di alcuni alimenti dai colori neutri o per cambiare il colore di altri. Sotto osservazione è in particolare il biossido di titanio, ritenuto oggi responsabile del rilascio di alcune nanoparticelle dannose con effetti negativi sui microvilli intestinali e l’integrità dell’epitelio. Sembrano inoltre poter influenzare la composizione e l’attività del microbiota intestinale, soprattutto in presenza di colite ulcerosa e morbo di Crohn, o di aumentare la predisposizione alla loro comparsa.
Sono inoltre da attenzionare anche maltodestrine, conservanti, alluminio, nanoparticelle ed antiossidanti potenzialmente implicati nell’indurre la sregolazione del microbiota intestinale e dunque aumentare la predisposizione a IBDs. In conclusione, una revisione dell’alimentazione risulta terapeutica anche nel trattamento e prevenzione di queste condizioni cliniche

Fonti