Colpisce i melanociti, rendendoli incapace di produrre melanina e determinando la comparsa di macchie bianche sulla cute, via via sempre più estese: è la vitiligine, malattia che colpisce l'1-2% della popolazione mondiale, senza preferenza di genere. Sono note aeree del mondo dove l'incidenza è maggiore, per ragioni genetiche e sociali. Di norma, le macchie compiaiono prima dei 40 anni, spesso tra i 10 e i 30 anni, partendo dal contorno degli occhi e da aree perianali e sessuali, per poi colpire anche la cute esposta, con un'evoluzione che può essere più o meno rapida a seconda dei casi. Il processo fisiopatologico che porta alla vitiligine è ancora sotto studio, il che rende difficile sviluppare terapie curative mirate: ciò che si può fare, al momento, è quindi utilizzare trattamenti per gestire lo schiarimento cutaneo rendendolo meno evidente, perché può essere causa di imbarazzo e difficoltà relazionali. Si va dall'uso di prodotti dermocosmetici che riducono la differenza cromatica tra le macchie e il resto della pelle, a quello di immunosopressori ad azione locale che possono contrastare l'infiammazione favorendo una ripigmintazione o, ancora, ci si può affidare a cicli di fototerapia, associati a sostanze fotosensibilizzanti. Nessuno di questi trattamenti è però definitivo e, considerato che la patologia è cronica, possono dare, nel tempo, effetti collaterali. Ecco perché ci sono gruppi di ricerca che valutano l'efficacia di sostanze attive naturali sulla vitiligine.

Una recente revisione spagnola pubblicata su “Planta Medica”, mette in evidenza le erbe che, a oggi, si mostrano più promettenti, tra le quali anche psoraleni e kellin, rispettivamente estratti da una pianta utilizzata nella medicina tradizionale cinese e indiana Psoralea corylifolia e dalla visnaga (Ammi visnaga), e già utilizzati in clinica. Altri potenziali agenti terapeutici sono la Ginkgo biloba, la felce americana Phlebodium aureum, il pepe nero (Piper nigrum), la Picrorhiza kurroa, originaria dell'India settentrionale, e l'asteracea Baccharoides anthelmintica. Si tratta, in generale, di piante che possono agire come fotosintetizzanti da utilizzare in associazione con la fototerapia. Tra tutte le specie sopra indicate, le più efficaci sembrano essere G. biloba e P aereum, entrambe utilizzate per via orale. Il team di ricerca sottolinea l'esigenza di effettuare ulteriori studi per confermare i risultati sin qui raggiunti. Afferente al Dipartimento di Farmacia della Facoltà di Scienze della Salute dell'Università CEU-Cardenal Herrera di Alfara del Patriarca, il gruppo di lavoro ha incluso nella propria revisione articoli rintracciabili in Pubmed, Scifinder, Scopus, Google Scholar e Medline. Lo studio evidenzia anche l'importante ruolo delle medicine tradizionali come bacino dal quale attingere alla ricerca di nuovi farmaci da utilizzare nella moderna pratica clinica.

Studio: Castillo E, González-Rosende ME, Martínez-Solís I. The Use of Herbal Medicine in the Treatment of Vitiligo: An Updated Review. Planta Med. 2022 Nov 15. doi: 10.1055/a-1855-1839. Epub ahead of print. PMID: 36379447.