La composizione della dieta influenza in modo importante la risposta infiammatoria, soprattutto nella fase postprandiale, che vede un aumento dello stress ossidativo e di alcune citochine infiammatorie. Lo studio effettuato suggerisce che l'uso regolare di spezie possa ridurre in modo significativo l'infiammazione di basso grado negli individui ad elevato rischio cardiometabolico, oltre a confermarne gli effetti antinfiammatori.

Lo studio ha esaminato i dati relativi a 12 soggetti di sesso maschile di età compresa tra  40 e 65 anni, con IMC compreso tra 25 e 35, almeno un fattore di rischio cardiovascolare, non fumatori e con circonferenza addominale pari o superiore a 94 cm.

I soggetti hanno assunto in momenti diversi 3 pasti da circa 1000 kcal con apporto di grassi saturi pari al 33% del totale calorico. In modo casuale ad alcuni dei pasti sono stati aggiunti 2 o 6 grammi di una miscela composta da spezie di uso comune: basilico, alloro, pepe nero, cannella, coriandolo, cumino, zenzero, origano, prezzemolo, pepe rosso, rosmarino, timo, e curcuma.

Prima dell'avvio della sperimentazione e ogni ora per le 4 ore successive a ogni pranzo è stato eseguito un prelievo di sangue a ciascun soggetto. Dai risultati si evince che l'assunzione del mix da 6 grammi di spezie corrispondeva con una riduzione di alcune citochine infiammatorie, soprattutto nel campione effettuato a 180 e 240 minuti dopo il pasto.

Pertanto, la sperimentazione conferma gli effetti antinfiammatori delle spezie e dei loro componenti, anche in condizione di sovrappeso e/o obesità e in seguito a un pasto ad elevato tenore di grassi saturi.

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