Gli integratori anoressizanti agiscono attraverso processi chimici e meccanici. Alcune sostanze, infatti, stimolano il metabolismo o sopprimono l'appetito agendo sui nuclei ipotalamici e sulle strutture extraipotalamiche coinvolti nel controllo dei comportamenti alimentari. Altre, come le fibre, aumentano di volume nello stomaco e ne distendono le pareti, dando un senso di sazietà.

Appartengono alla prima categoria, ad esempio, caffeina, sinefrina, teina, teobromina.

Alla seconda categoria appartengono: crusca, psillio, carragenina, pectina, xantano, gomma di guar, agar agar, glucomannano.

Obesità

Questi integratori sono utili per il trattamento dell'obesità, malattia definita da un indice di massa corporea (Bmi=peso/altezza al quadrato) > 30 e del sovrappeso (condizione di Bmi tra 25 e 30).

L'obesità non è considerata una malattia del singolo individuo, ma è il risultato di fattori ambientali e socioeconomici che condizionano le abitudini alimentari e gli stili di vita. Questi fattori determinano la diffusione epidemica dell'obesità che interessa anche molti paesi in via di sviluppo. Già nel 1997, l’Oms ha riconosciuto ufficialmente la natura epidemica globale dell’obesità.

Disturbi del comportamento alimentare (DCA)

Accanto all'epidemia di obesità, si assiste alla vera e propria epidemia sociale dei disturbi del comportamento alimentare. Circa 3 milioni di italiani ne sono affetti e, a esser colpiti, non sono più soltanto giovani donne, ma anche bimbi, adolescenti e uomini adulti.

A lanciare l’allarme è l’I.R.C.C.S. Neuromed di Pozzilli dove, il 15 dicembre 2017, si è tenuto l’incontro “Disturbi alimentari: Diagnosi precoce e prevenzione”.

Le sindromi più frequenti sono ormai molto lontane dai quadri classici cosiddetti “puri”, come l’anoressia nervosa, la bulimia nervosa, il disturbo da alimentazione incontrollata.

All’iniziale caratterizzazione “astinente” dell’anoressia, dove il disturbo si manifestava e esauriva esclusivamente col digiuno, ha fatto seguito, attorno agli anni Settanta, l’innesto di alcuni comportamenti tipici del versante bulimico. Sono comparsi disturbi alimentari maschili, assenti fino a dieci anni fa, con espressioni nuove della patologia, come la bigoressia, ovvero l’ossessione per un’eccessiva muscolatura, e l’ortoressia, l’ossessione per il cibo “sano”. La loro diffusione si accompagna anche ad una importante modificazione delle caratteristiche psicopatologiche. Un cambiamento rapido, importante, che sembra interpretare un disagio diffuso.

«Sono vere e proprie forme di depressioni moderne - ha spiegato Laura Dalla Ragione, direttore DCA USL Umbria 1 e Docente Università Campus biomedico di Roma. - Oggi un adolescente, quando ha un problema o entra in uno stato di crisi, spesso, più che di ammalarsi di depressione, manifesta un disturbo del comportamento alimentare. Il Ministero delle Salute ha messo a punto le linee guida della riabilitazione nutrizionale nei casi di disturbi del comportamento alimentare, proprio perché si tratta di un problema diffuso che riguarda ormai anche i bambini e i maschi adulti. Per fortuna ora anche tutte le Regioni dovranno adeguarsi».

Sintomi e segni dei disturbi del comportamento alimentare

I disturbi alimentari sono essenzialmente disturbi della mente e quindi, prima ancora che compaiano i segni fisici della malattia (come la magrezza), sono già presenti da tempo quelli psicologici, che in modo sotterraneo invadono idee e pensieri. Il cambiamento fisico si accompagna e a volte viene preceduto da un grande cambiamento di carattere:

  • instabilità emotiva,
  • irritabilità,
  • sbalzi del tono dell’umore,
  • insonnia.

Tutti questi sintomi sono collegati alla malnutrizione, ma in parte anche alla devastazione terribile che questi disturbi determinano nella mente. Bisogna quindi tenere conto che i disturbi alimentari sono diversi e l’inizio può essere molto subdolo e insidioso.

Disturbi del comportamento alimentare in età infantile e preadolescenziale

Una vera emergenza, inoltre, è l’aumento di incidenza dei DCA in età infantile e preadolescenziale. Fino a non molti anni fa quando si parlava di disturbi della nutrizione o del comportamento alimentare nell’infanzia si faceva riferimento a condizioni che si presentavano quasi esclusivamente nella prima infanzia come:

  • la pica,
  • il disturbo di ruminazione,
  • il disturbo evitante/restrittivo dell’alimentazione.

A queste forme piuttosto rare si affiancano oggi in numero sempre maggiore casi di bambini e preadolescenti con alterazioni del comportamento alimentare e relativi quadri clinici molto simili a quelli fino a poco tempo fa osservabili solo nell’adolescente e nell’adulto.

Il trattamento dei disturbi del comportamento alimentare

Il quadro epidemiologico sembra drammatico, anche se la ricerca scientifica e l’esperienza clinica hanno dimostrato che ci sono motivi di ottimismo nel trattamento dei DCA. Naturalmente questo deve essere condotto da specialisti del settore che utilizzano un modello di intervento multidisciplinare e integrato, che include:

  • l’approccio nutrizionale,
  • l’approccio psicologico,
  • il lavoro con la famiglia.

«Noi abbiamo messo a punto terapie molto specializzate e siamo in grado di curare i disturbi del comportamento alimentare. Tuttavia non siamo ancora in grado di bloccare questa epidemia - ha concluso Dalla Ragione. - Perciò le campagne di prevenzione devono riguardare tutta la popolazione, come il mondo della scuola, dello sport, dei mass media e delle diete. Cruciale è anche la diagnosi precoce».

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