La pandemia causata dal nuovo Coronavirus Sars-CoV-2 ha messo a dura prova i medici di tutto il mondo, impreparati ad affrontare una patologia virale capace di innescare un processo infiammatorio esteso ed estremamente dannoso nell'ospite, colpendo nel contempo i polmoni e le vie respiratorie. Mentre si cercavano, tra i farmaci già disponibili, principi attivi capaci di rallentare gli effetti del Covid-19 e salvare vite, i ricercatori di tutto il mondo si sono concentrati anche sullo sviluppo di farmaci ad hoc e, in alcuni casi, sullo studio di rimedi naturali capaci di contrastare almeno la componente infiammatoria della malattia. Dopo le prime settimane di pandemia, infatti, i medici sul campo iniziavano ad accorgersi che molti dei pazienti morti avevano trombi in circolo, determinati proprio da un'intensa cascata di citochine.

Un recente studio iraniano, condotto in collaborazione con enti canadesi e brasiliani, si è concentrato su alcuni membri del gruppo delle vitamine B, in particolare B1, B3 e B6, e sulla caffeina. Dopo un'attenta analisi dei rimedi farmaceutici già testati come antivirali contro il nuovo coronavirus, gli autori hanno selezionato i composti sopra citati perché simili in alcune caratteristiche: le vitamine del gruppo B, per esempio, presentano una funzione alcaloide, ovvero protettiva contro gli agenti esterni, coefficiente di ripartizione (LogP) e di distribuzione (LogD) bassi, e un'alta solubilità in acqua. Inoltre, queste vitamine possono agire come ripulitori di radicali liberi. La caffeina possiede molte di queste caratteristiche, anche se non ha caratteristiche basiche... tuttavia, viene metabolizzata molto velocemente dal corpo. Una volta selezionati i composti da analizzare, gli autori si sono concentrati innanzitutto sulla loro capacità di interagire con il sito di legame della proteina Spike del Sars-CoV-2 (SC2Spike) e con quello della proteina ACE-2, presente sulla membrana delle nostre cellule e utilizzata dal virus come “porta” per infettarle. Queste due proteine sono infatti coinvolte nel processo stesso di infezione e diffusione del virus all'interno dell'ospite e da un ospite all'altro. Gli autori hanno utilizzato metodiche di laboratorio per effettuare le proprie indagini: “molecular docking”, dinamica molecolare e metodica MM-PBSA, quest'ultima per calcolare l'energia libera. I risultati ottenuti e le interpretazioni successive suggeriscono che la vitamina B1 e la B6 siano, tra i nutraceutici studiati, i soli a riuscire a interagire con la proteina umana ACE-2 creando un legame stabile che, forse, potrebbe impedire alla proteina Spike di legarsi a sua volta alle cellule umane. B3 e caffeina, invece, anche se in grado di creare legami con SC2Spike e ACE-2, non riescono a stabilizzarli. Questi primi risultati vengono confermati dai dati della MM-PBSA. Gli autori riferiscono che quanto da loro riportato è in linea con alcuni altri risultati presenti in letteratura: sono quindi convinti che le vitamine B1 e B6 possano agire da “campioni” per lo sviluppo di nuovi e più potenti antivirali contro il Covid-19. Lo studio è pubblicato su “Journal of Molecular Modeling”.

Studio:

Aghamohammadi, M., Sirouspour, M., Goncalves, A.S. et al. Modeling studies on the role of vitamins B1 (thiamin), B3 (nicotinamide), B6 (pyridoxamine), and caffeine as potential leads for the drug design against COVID-19. J Mol Model 28, 380 (2022). https://doi.org/10.1007/s00894-022-05356-9