Delle 110 specie di Curcuma esistenti in natura, tutte appartenenti alla famiglia delle Zingiberacee, solo una è nota per avere proprietà mediche ed è per questo da sempre sfruttata nella tradizione medica indiana: la Curcuma longa. Ora presente in tutta l'Asia meridionale, dalla Malaysia all'India, si ritiene che questa pianta abbia le sue origini nei territori del Vietnam. Utilizzata soprattutto per le sue proprietà antinfiammatorie e antiossidanti, questo prodotto della terra ha anche azione depurativa, coleretica e colagoga, utili nel mantenimento di fegato e cistifellea sani. Interessanti anche le scoperte in ambito oncologico. Generalmente i derivati della curcuma, i curciminiodi, sono considerati sicuri dall'EFSA: nel 2021 è stata per esempio riconosciuta la sicurezza dei tetraidrocurcuminoidi se assunti in dose che non superiore ai 140 g al giorno. Eppure, di recente, dalla Francia è giunto un richiamo all'attenzione: pare infatti che molti degli integratori di Curcuma presenti sul mercato non rispettino la formulazione dichiarata in etichetta. Si tratta di un problema, anche perché, data la notorietà di questo rizoma, questi integratori hanno un commercio in continua espansione.

Condotto dall'Università Paul Sabatier di Tolosa uno studio, pubblicato sul Journal of Pharmaceutical and Biomedical Analysis, ha analizzato il contenuto di 30 integratori a base di curcuma e 5 rizomi standard con due tecniche, la Cromatografia liquida ad alta prestazione/spettrometria di massa (UHPLC-MS) e la Spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (1H NMR). Usati in sequenza, questi due strumenti hanno permesso di evidenziare che solo il 52% dei prodotti rispettavano le formulazioni mostrate in etichetta.

A essere alterate sono le quantità dei componenti bioattivi, la curcumina, la dimetoxicurcumina e la bisdemetoxicurcumina, i turmeroni e degli attivatori della biodisponibilità, in particolare la piperina. Le quantità individuate sono state, rispettivamente, comprese nei seguenti range: 3.5–556 mg per capsula o tavoletta; 0–8.6 mg per capsula o tavoletta; 0.18–8.1 mg per capsula o tavoletta. Come si vede dai numeri, in alcuni casi l'etichetta riporta la presenza di sostanze che invece non sono presenti nel prodotto.

Possiamo parlare di reato? In realtà, se non si dimostra che le aziende hanno volontariamente prodotto integratori con meno proprietà attive rispetto al dichiarato, no. Quello che spesso ci si dimentica, quando si ha a che fare con prodotti botanici è l'alta variabilità della concentrazione degli attivi in essi presente. Non è detto che tutti i tuberi di curcuma abbiano le stesse proprietà, in termini di quantità e qualità degli attivi. Proprio per questo, nel processo di produzione di un integratore alimentare, occorre prestare grande attenzione.

Certo, l'assenza di una normativa idonea e di linee guida chiare che guidino i produttore nel verificare i componenti presenti negli integratori, prima del commercio, non aiutano. Anzi, in qualche modo favoriscono che questo fenomeno avvenga. Questo studio, certamente importante, sottolinea l'esigenza di un cambio di passo, ed è in primis il legislatore a doverlo fare. Con una normativa e linee guida armonizzate, che possano essere seguite dai produttori di tutto il mondo.

Fonte:

  • Sorng S, Balayssac S, Danoun S, Assemat G, Mirre A, Cristofoli V, Le Lamer AC, Jullian V, Gilard V, Fabre N, Martino R, Malet-Martino M. "Quality assessment of Curcuma dietary supplements: Complementary data from LC-MS and 1H NMR". J Pharm Biomed Anal. 2022 Apr 1;212:114631. doi: 10.1016/j.jpba.2022.114631. Epub 2022 Feb 2. PMID: 35231794.