Miglioramento della dieta e cambiamenti positivi dello stile di vita, attività fisica, uso di alimenti funzionali, integratori alimentari e farmaci. Un approccio integrato alle dislipidemie può contribuire efficacemente al loro controllo, riducendo i livelli di colesterolo e/o trigliceridi nel sangue. Lo dimostrano diverse ricerche internazionali condotte sul tema da diversi anni.

Dislipidemie, le attuali evidenze

Studi di letteratura mostrano che la “gestione” corretta del colesterolo è in grado di ridurre la probabilità di malattie cardiovascolari o rallentarne la progressione. Tra gli strumenti più efficaci emerge l’azione e l'effetto di specifiche sostanze contenute in alimenti funzionali o integratori: tra queste steroli e stanoli vegetali, monacolina K presente nel riso rosso fermentato, berberina e beta-glucani. Questi due “mezzi” (integratori e alimenti funzionali) correttamente impiegati, da soli o in combinazione, possono contribuire ad abbassare i livelli plasmatici di colesterolo LDL di circa 5-25%, con indicazione mirata a soggetti a basso rischio cardiovascolare assoluto in giovane età o secondo algoritmi classici.

Altri possibili candidati all'uso di nutraceutici ipolipemizzanti per la gestione delle dislipidemia sono pazienti non ancora in terapia con statine, pazienti in terapia con statine o in combinazione che non hanno raggiunto obiettivi lipidici, pazienti con intolleranza alle statine.

Non solo: il ricorso a nutraceutici (più specificatamente polifenoli, acidi grassi Omega-3, macroelementi e vitamine) può contribuire anche al contrasto della sindrome metabolica, associata a fattori di rischio cardiometabolico, dunque alla maggior esposizione a malattie cardiache e altri problemi di salute, come diabete mellito e ictus. Eventi in cui è implicata anche l’ipercolesterolemia.

Nutraceutici e integratori, la criticità

I nutraceutici non sono un passpartout ma vanno accuratamente studiati e impiegati. Alcuni hanno, per esempio, proprietà ipolipemizzanti essenziali confermate da studi di letteratura; altri sembrano avere anche possibili effetti positivi sui fattori di rischio cardiovascolare non lipidici, migliorando alcuni marcatori di salute vascolare come la funzione endoteliale e la velocità dell'onda del polso.

Tuttavia, l'evidenza clinica a sostegno dell'uso di un singolo nutraceutico ipolipemizzante o di una loro combinazione è ampiamente variabile, da cui la necessità di una appropriatezza e adeguatezza terapeutica, sempre concordata con il medico di riferimento.

Le strategie di intervento

Gli esperti, in funzione dei dati a oggi disponibili suggeriscono una possibile azione mirata a più fattori/obiettivi. Ovvero:

  • cercare di ridurre l’assorbimento del colesterolo da parte dell’intestino, tramite l’assunzione di integratori o alimenti ricchi in steroli vegetali o fibre solubili (ad esempio lo psillio micronizzato), in grado di ridurre i livelli di colesterolo nel sangue di circa il 10%;
  • inibire la capacità del fegato di produrre colesterolo in eccesso con il ricorso, per esempio, a riso rosso fermentato che impatta sui livelli di colesterolo nel sangue con una riduzione di circa il 15%;
  • stimolare il fegato a smaltire meglio i livelli di colesterolo nel sangue con la somministrazione di berberina. Secondo studi in vivo e in vitro una somministrazione di 500 mg per via orale tre volte al giorno per dodici settimane, in soggetto obesi, sembrerebbe ridurre significativamente i livelli di lipidi nel sangue, ovvero del 23% i trigliceridi e di poco più del 12% il colesterolo, inducendo anche una lieve perdita di peso.

Integratori e dislipidemie, le attuali indicazioni

Il ricorso a nutraceutici potrebbe aiutare i pazienti a raggiungere obiettivi lipidici terapeutici e ridurre il rischio residuo cardiovascolare. Su queste evidenze e con questo endpoint, oggi si ritiene che nella maggior parte dei casi l’approccio migliore alle dislipidemie sia quello integrato, con l’assunzione contemporanea di integratori con meccanismi d’azione diversi. Sebbene l’evidenza più robusta per la riduzione dei trigliceridi oggi resta la somministrazione di acidi grassi Omega-3 derivati dal pesce, almeno 2 grammi al giorno.

Fonti:

  • Poli A, Barbagallo CM, Cicero AFG, et al. "Nutraceuticals and functional foods for the control of plasma cholesterol levels. An intersociety position paper". Pharmacol Res, 2018, 134:51-60. doi: 10.1016/j.phrs.2018.05.015.
  • Patti AM, Al-Rasadi K, Giglio RV et al. "Natural approaches in metabolic syndrome management". Arch Med Sci, 2018,14(2):422-441. doi: 10.5114/aoms.2017.68717
  • Cicero AFG, Colletti A, Bajraktari G, et al. "Lipid-lowering nutraceuticals in clinical practice: position paper from an International Lipid Expert Panel". Nutr Rev, 2017, 75(9):731-767. doi: 10.1093/nutrit/nux047
  • Yueshan Hu et al. "Lipid-lowering effect of berberine in human subjects and rats". Phytomedicine, 2012, 19(10):861-867