Che la dieta abbia un certo impatto sui problemi metabolici è noto, ma un recente studio statunitense mette in evidenza un'altra relazione interessante, ovvero quella tra dieta e ritmi circadiani. Sembrerebbe infatti che una dieta ricca in grassi sia in grado di alterare i ritmi circadiani di un soggetto, ovvero i ritmi fisiologici e ormonali che avvengono nelle 24 ore. Ciò potrebbe avere delle ricadute anche sui problemi metabolici delle persone. Negli ultimi tempi vari studi hanno messo in relazione il microbiota intestinale e i cicli circadiani: in particolare, pare che la composizione del microbiota vari nell'arco della giornata in base alle ore dei pasti... ma sembra che una dieta ricca in grassi alteri questa naturale e fisiologica oscillazione. Ciò porta ad alterazione nell'espressione di alcune sostanze prodotte dai microbi intestinali.

Un esempio concreto

Si è osservata una riduzione, nei soggetti con dieta ricca in grassi, del peptide Reg3γ, un fattore immunitario che ha attività antibatterica. Allestendo uno studio su modella murino i ricercatori hanno confermato che questo peptide non è regolato dall'orologio circadiano del soggetto, ma proprio da alcuni batteri presenti nel colon. Ciò è interessante perché, a sua volta, questo peptide modifica la composizione della flora batterica intestinale, che a sua volta influenza i ritmi circadiani. Insomma, sembrerebbe che una dieta ricca in grassi sia in grado di alterare a più livelli il microbiota intestinale. Per tornare ai topi dello studio, i ricercatori hanno osservato che in topi nutriti con una dieta varia l'abbondanza dei microbi presenti nell'ultimo tratto dell'intestino tenue, l'ileo, varia di un 15% circa nel corso del giorno. Ciò non succede invece nei topi alimentati con una dieta ricca in grassi. E non viene influenzata solo l'abbondanza, ma anche la varietà delle specie variabili: circa 81 nei topo alimentati in modo sano e solo 14 in quelli nutriti con eccesso di grassi.

Più nel dettaglio, una dieta equilibrata favorisce la presenza dei Lactobacilli, positivi per il corretto funzionamento intestinale, mentre una dieta grassa sostiene altre due famiglie, i Clostridiaceae e i Peptostreptococcaceae. Queste tre tipologie di batteri hanno un ruolo importante nell'espressione del peptide Reg3γ: la prima sostenendola, mentre le altre due limitandola. Si crea così una sorta di circuito negativo che porta via via all'impoverimento della flora intestinale e alla riduzione della produzione del peptide Reg3γ, che ha anche funzione immunitaria. Quali potrebbero essere le conseguenze di questa scoperta? Innanzitutto, se si volesse modificare la composizione della flora batterica intestinale di un soggetto, bisognerebbe stare attenti alla sua alimentazione, perché se ricca in grassi, i probiotici potrebbero non essere efficaci. Ci sono poi conseguenze anche sul metabolismo e sul peso dei soggetti: è infatti noto che il microbiota incide anche sull'assimilazione dei nutrienti e, quindi, anche sul sovrappero: per esempio, un rapporto Firmicutes/Bacteroides alterato a favore dei primi favorisce proprio un aumento ponderale.

Studio:

  • Frazier K, Kambal A, Zale EA, Pierre JF, Hubert N, Miyoshi S, Miyoshi J, Ringus DL, Harris D, Yang K, Carroll K, Hermanson JB, Chlystek JS, Overmyer KA, Cham CM, Musch MW, Coon JJ, Chang EB, Leone VA. High-fat diet disrupts REG3γ and gut microbial rhythms promoting metabolic dysfunction. Cell Host Microbe. 2022 Apr 12:S1931-3128(22)00160-3. doi: 10.1016/j.chom.2022.03.030. Epub ahead of print. PMID: 35439436.