Combinati a terapia farmacologica o impiegati in specifiche fasi di malattia. I nutraceutici sembrano rappresentare una soluzione terapeutica, efficace, nella gestione di alcuni disturbi vestibolari periferici, fra i più frequenti. Tra questi la vertigine parossistica posizionale benigna (Vppb), la sindrome di Ménière, la neurite vestibolare e la vestibolopatia bilaterale. Le evidenze da uno studio italiano, recentemente pubblicato su Nutrients.

Patologie vestibolari periferiche, le manifestazioni

Capogiri o vertigini di durata variabile, a seconda della patologia, da alcuni secondi a ore o giorni, accompagnata in alcuni casi da un corteo neurovegetativo con nausea e/o vomito. Disequilibrio. Riduzione fluttuante dell’udito, comparsa di acufene e sensazione di pienezza auricolare, come nel caso della sindrome di Ménière. Sono questi i principali sintomi che caratterizzano le diverse patologie periferiche, meritevoli di una visita specialistica per la corretta diagnosi e la definizione del migliore approccio terapeutico che, a seconda dei casi, può variare da una prescrizione farmacologica (dai diuretici alla betaistina, agli antiemetici, ai cortisonici), comunque marginale e quale supporto in fase acuta di vertigini, a manovre correttive, ovvero movimenti precisi che riposizionano correttamente gli otoliti, causa di improvvise vertigini, fino all’intervento chirurgico, ultima opzione terapeutica e in casi selezionati, per esempio in forme particolarmente invalidanti nella sindrome di Ménière. In questo armamentario terapeutico, oggi si inseriscono anche i nutraceutici che potrebbero supportare le più tradizionali terapie. Le prime evidenze, tuttavia non sempre robuste, riguardano l’utilizzo di alcuni di essi per contenere alcune specifiche sintomatologie

I nutraceutici

«I nutraceutici sono una interessante opportunità terapeutica –spiega Giuseppe Chiarella, direttore della UOC di Audiologia e del Centro di riferimento regionale per gli impianti cocleari e le patologie Orl dell’Università Magna Graecia di Catanzaro e a capo dello studio - soprattutto nelle fasi intercritiche di malattia o nel recupero del disequilibrio residuo in alcuni pazienti. In funzione dell’efficacia dimostrata dai nutraceutici nella gestione e trattamento di specifiche patologie di altra natura, abbiamo voluto indagare l’impiego anche in ambito delle patologie vestibolari. Ad oggi il loro ruolo non è ancora completamente definito, tuttavia vi sarebbe dimostrazione che si tratta di composti sicuri, efficaci, somministrabili senza farmaci associati o in combinazione per diminuirne il dosaggio».

La selezione di nutraceutici

Lo studio ha considerato un pool di nutraceutici di cui si riportano tipologia e modalità di azione:

  • Ginkgo Biloba: ha funzione neuroprotettiva, antiossidante e antiinfiammatoria. Sembra migliorare la perfusione cerebrale a vantaggio della riduzione della sintomatologia vertiginosa.
  • Ginger: ad azione antiossidante e antiinfiammatoria agisce sulla vertigine e cinetosi.
  • Citicolina: neuroprotettore e neuromodulatore, pare favorire la riduzione della sintomatologia vertiginosa sia centrale che periferica. Ma sul meccanismo di azione indotto occorre ancora indagare.
  • Magnesio: agisce efficacemente sulla vertigine su base emicranica, in relazione ai bassi livelli del metallo registrati nel sangue in soggetti emicranici. Il supplemento di questo cofattore enzimatico sembra in grado di attenuare i sintomi vestibolari.
  • Melissa: è attiva sul sistema Gabaergico, al pari delle benzodiazepine, utilizzati in alcuni casi nel trattamento di specifiche patologie vestibolari. Inoltre ha azione neurocognitiva, antiossidante e, per questo, attualmente impiegato in patologie di interesse neurologico.
  • Omega-3: potrebbero essere utilizzati in futuro nella malattia di Ménière in funzione della capacità di indurre cambiamenti emodinamici.
  • Fiocchi di creali processati: viene sfruttato il fattore antisecretorio, una proteina prodotta dallo stesso organismo e somministrata sottoforma di cereali, in grado di regolare ioni e acqua. Questo, interagendo con le acquaporine e modulando l'omeostasi del cloruro, è indicato nella gestione sindrome di Ménière.
  • Salvia: alcuni composti hanno mostrato attività sulla P-gp (P-glicoproteina 1) e sui trasportatori di anioni organici (OAT). Tuttavia i dati attualmente emersi non sono tali e sufficientemente chiari per ‘accreditarne’ l'attività in vivo.

«I principi nutraceutici a disposizione sono numerosi - conclude Chiarella - e tutti con documentati effetti sul sistema dell’equilibrio. Vi sarebbero dunque le premesse per poterli considerare un efficace supporto in alcune fasi di malattia o nell’integrazione alla terapia farmacologica, sotto stretto controllo e prescrizione medica».

Fonte:

  • Chiarella G, Marcianò G, Viola P et al. "Nutraceuticals for Peripheral Vestibular Pathology: Properties, Usefulness, Future Perspectives and Medico-Legal Aspects" Nutrients,.2021 Oct 18;13(10):3646. doi: 10.3390/nu13103646