Ogni anno nel mondo nascono circa 15 milioni di neonati prematuri, con un trend in crescita soprattutto nei Paesi ad alto reddito, come Stati Uniti e stati dell'Unione Europea. L'incidenza di questo fenomeno è quindi variabile tra il 5% e il 18%. In Italia, per esempio, il tasso di incidenza è del 6,9%, che si traduce in circa 30 mila pretermine l'anno. Nascere prima della 37esima settimana di gestazione comporta dei rischi per il bambino, tanto più grandi quanto più il parto è anticipato.

Un recente studio condotto dalla University of Eastern Finland e dall'associato Kuopio University Hospital ("Carnitine Intake and Serum Levels Associate Positively with Postnatal Growth and Brain Size at Term in Very Preterm Infants") ha valutato gli effetti dell'assunzione di corretti livelli di carnitina sui soggetti nati prima della 32esima settimana di gestazione: si tratta di neonati molto piccoli, nei quali si è visto la carnitina scarseggia facilmente. Se, infatti, normalmente l'essere umano è capace di sintetizzare da sé la carnitina e anche di immagazzinarla a livello di fegato e reni, i neonati pretermine non riescono, perché hanno organi ancora non completamente sviluppati, motivo per cui rischiano di andare in carenza molto facilmente.

Questo derivato amminoacidico sia molto importante per la produzione di energia da utilizzare in tutte le attività del corpo, ivi compresa la crescita. Inoltre, alla carnitina è stata associata anche un'attività neuroprotettiva.

Gli autori di questo studio hanno quindi coinvolto, entro il primo giorno di vita, 35 nati prima della 32esima settimana gestazionale, con peso medio di 900 g. Uno dei soggetti è morto per enterocolite. Dei 34 rimasti, tutti hanno mostrato patologie tipiche della prematurità, come enterocolite, displasia polmonare, emorragia intraventricolare di grado 3-4, sepsi e retinopatia. La permanenza media in ospedale è stata di 67 giorni.

Gli autori non hanno utilizzato una integrazione di carnitina. Quello che hanno fatto è stato valutare i nutrienti assunti alla settimana 1 e 5 e, al contempo, anche misurare i livelli di carnitina presente nel plasma dei neonati. Queste due misure sono state poi messe in relazione con l'aumento di peso, lunghezza e circonferenza cranica e dalla nascita al momento del raggiungimento dell'età equivalente al termine (TEA) e con la dimensione del cervello, valutata con risonanza magnetica.

Gli autori hanno così osservato che i livelli di carnitina assunti durante la prima e la quinta settimana di vita tramite il latte assunto per via enterale correlano positivamente con i livelli ematici di questa sostanza: ciò significa che questi soggetti possono assimilare la carnitina. Al tempo stesso, si vede che nei bambini quanta più carnitina viene assunta, quanto più viene espresso potenziale di crescita, misurabile sia nella lunghezza che nel peso del neonato, che nelle dimensioni del suo cervello.

Per queste ragioni, gli autori sottolineano l'importanza di assicurarsi che i neonati pretermine assumano livelli adeguati di carnitina durante le prime 5 settimane di vita. Da sottolineare che, in questo studio, la sola fonte di carnitina è stato il latte dato con alimentazione enterale: non si è data alcuna integrazione via parenterale, come invece già fatto da altri studi. C'è molto dubbio rispetto alla bontà dell'integrazione di carnitina nei neonati fortemente pretermine, perché gli studi presenti in letteratura non hanno ancora portato a evidenze chiare.

Fonte:

  • Manninen S, Silvennoinen S, Bendel P, Lankinen M, Schwab US, Sankilampi U. Carnitine Intake and Serum Levels Associate Positively with Postnatal Growth and Brain Size at Term in Very Preterm Infants. Nutrients. 2022; 14(22):4725.