La Fondazione Istituto Nazionale dei Tumori di Milano ha di recente pubblicato insieme ad altri enti nostrani, su Cancer Discovery, uno studio che conferma anche in uomo l'efficacia della Fasting Mimicking Diet (FMD) nel modulare il metabolismo e nell'aumentare l'immunità antitumorale già osservata in studi preclinici condotti su modelli di topo con tumore.

Lo studio è stato condotto su 101 pazienti oncologici sottoposti a cure antitumorali stabilite prima dell'inserimento nello studio. Questi hanno seguito anche da uno a otto cicli di FMD: ogni ciclo consiste in 5 giorni di dieta ipocalorica basata su alimenti sani e naturali, seguiti da 16-21 giorni di alimentazione “normale”. Il 99% dei pazienti ha portato a termine almeno un ciclo completo, il 76,2% tre cicli e il 19,8% 8 cicli.

Il primo risultato importante riguarda la sicurezza: gli autori si erano dati una soglia del 20% di eventi avversi correlati allo stile alimentare per fermare lo studio. Ne hanno avuti invece solo il 12.9%, valore del tutto accettabile per definire il programma alimentare sicuro, anche perché il principale evento avverso è stato il senso di fatica. In altri casi si sono sviluppate ipoglicemia, vertigini o sincopi, ma in numero davvero limitato. D'altronde, il primo effetto di questa dieta, pensata per facilitare la riduzione del peso, è sul metabolismo del glucosio.

In effetti, indipendentemente dal tumore del paziente, la FMD ha indotto una riduzione del glucosio ematico del 18.6%, dell'insulina presente nel siero del 50.7% e del 30.3% i livelli di IGF-1. Al contrario, si assiste a un aumento dei chetoni presenti nelle urine. Tutti chiari segni di un effetto metabolico che non scema nel tempo: questo si è infatti mantenuto inalterato anche nei pazienti che hanno sostenuto 8 cicli di trattamento.

Gli effetti non finiscono qui. Questo stile alimentare modula anche le cellule immunitarie presenti nel sangue periferico, in particolare con una riduzione nel numero delle cellule mieloidi immunosopressive prodotte dalle stesse cellule cancerogene per aggirare le difese dell'ospite. Come conseguenza, si osserva un aumento dell'immunità antitumorale dei pazienti: questo aspetto è stato in particolare valutato in una sottopopolazione dei partecipanti, 33 donne con cancro al seno. In particolare, sono le cellule T a tornare attive. Si tratta di risultati estremamente interessati, che spingono verso ulteriori studi clinici di fase II e III.

Nel suo insieme questo regime alimentare risulta essere abbastanza ben accettato dai pazienti (71.5%), con minime deviazioni. Lo studio conferma il ruolo essenziale dell'alimentazione all'interno di percorsi terapeutici, in questo caso di natura oncologica: poter contare su un alleato che stimola l'immunità naturale del corpo a combattere il tumore potrebbe essere un punto essenziale nelle cure oncologiche, rinforzando l'azione delle terapie convenzionali.

Allo studio hanno collaborato anche altri istituti milanesi: l'Istituto Europeo di Oncologia (IEO), l'istituto di Oncologia Molecolare della FIRC (IFOM), l'Istituto Mario Negri e l'Università degli Studi.

Fonte:

  • Vernieri C, Fuca G, Ligorio F, et al. "Fasting-mimicking diet is safe and reshapes metabolism and antitumor immunity in cancer patients". Cancer Discovery. 2021 Nov. DOI: 10.1158/2159-8290.cd-21-0030. PMID: 34789537.