Quando parliamo di microbiota siamo ormai portati a pensare all'intestino. Non è sbagliato, ma ricordiamoci che il microbiota intestinale è solo una parte del microbioma e quindi dei miliardi di microrganismi, soprattutto batteri, che "abitano" dentro e fuori la superficie del nostro corpo.

La novità, forse non per tutti, ma per molti sono certa di sì, è che anche lo stomaco ha il suo microbiota. Come è possibile? Il pH acido di stomaco ed esofago non agisce proprio da filtro "ecologico" e protettivo nei confronti dei microrganismi che potrebbero compromettere la salute dell'organismo?

Microbiota gastrico e patologie gatrointestinali I probiotici hanno un ruolo?
Microbiota gastrico e patologie gatrointestinali I probiotici hanno un ruolo?

Microbiota gastrico

Uno studio recentemente pubblicato da Virchows Archiv, firmato dagli austriaci Gorkiewicz e Moschen, evidenzia il collegamento tra le alterazioni del microbiota gastrico e molte patologie gastrointestinali, tra le quali le malattie infiammatorie intestinali e le neoplasie gastriche.

Il microbiota gastrico, rispetto a quello intestinale, presenta una minore concentrazione sia di specie sia di numero di microrganismi. Nello stomaco e a livello esofageo, dove il pH è particolarmente acido, prevalgono batteri aerobi appartenenti ai generi Streptococco, Prevotella, Veillonella, Lactobacilli e Fusobatteri.

Microbiota e patologie dell'esofago

L'esposizione cronica dell'esofago distale agli acidi gastrici e ai sali biliari -si legge nello studio- sembra essere uno dei principali fattori che contribuiscono all'insorgenza di patologie come la malattia da reflusso gastroesofageo (GERD), l'esofago di Barrett e l'evoluzione neoplastica in adenocarcinoma esofageo, probabilmente attraverso una modifica della composizione microbioma.

«Alcuni studi hanno dimostrato una correlazione tra alterazioni dell'habitat, modifica del microbioma esofageo, aumento dei mediatori infiammatori e della carcinogenesi - spiega Gorkiewicz dell'Istituto Universitario di Patologia di Graz - In particolare il miocrobiota, in caso di malattia da reflusso esofageo, esofago di Barrett e adenocarcinoma esofageo, è risultato più ricco di batteri Gram-negativi, quali Veillonella, Prevotella, Campylobacter, Fusobacterium, Haemophilus e Neisseria, a sfavore dei generi Gram-positivi come gli Streptococchi».

In particolare, si è osservato un aumento di Campylobacter concisus e C. rectus nel microbioma di soggetti con malattia da reflusso gastroesofageo o esofago di Barrett, ma non in caso di adenocarcinoma.

Un'altra patologia che coinvolge l'esofago è l'esofagite eosinofila. Accanto alle evidenze che dimostrano come prima causa di malattia l'ipersensibilizzazione alimentare non IgE-mediata, si stanno facendo largo nuove ipotesi che partono dall'osservazione di un aumento di batteri Gram-negativi appartenenti ai generi Neisseria, Corynebacterium ed Haemophilus.

Microbiota gastrico e malattie infiammatorie intestinali

Il microbioma di soggetti affetti da malattie croniche intestinali (MICI), in particolare quello di bambini con malattia di Crohn, è risultato particolarmente ricco di C. concisus ed anche di Fusobacterium nucleatum, un batterio filiforme Gram-negativo in grado di attivare i processi di proliferazione cellulare e di indurre modifiche protumorali.

Probiotici per prevenire le patologie gastrointestionali?

Lo studio pubblicato dai ricercatori austriaci offre una riflessione più ampia, che ti invito a leggere nella sua totalità, sul ruolo del microbiota nelle patologie gastriche e intestinali. Ma penso che, anche se parziali, gli elementi che finora ho riportato ci consentono di pensare a un ruolo dei probiotici, quanto meno come ipotesi preventiva se non terapeutica.

A supporto di questa idea, uno studio osservazionale condotto dal gruppo di ricerca di Mario Del Piano dell'Ospedale Maggiore della Carità di Novara ha dimostrato che la somministrazione di 4 tipi di ceppi di Lactobacilli ha consentito di riequilibrare la composizione del microbiota gastrointestinale (riducendo nello stomaco la presenza di batteri tipici del tratto intestinale) e ha ridotto l'insorgenza di effetti collaterali in soggetti consumatori di inibitori di pompa protonica a lungo termine.