Promuovere ricerche e favorire l’introduzione di alghe nell’alimentazione umana e in applicazioni industriali sostenibili. Con queste finalità la Commissione europea e l'Agenzia esecutiva europea per il clima, le infrastrutture e l'ambiente (CINEA) stanno implementando una piattaforma europea, EU4Algae che coinvolgerà tutta la filiera di settore per valutarne i possibili impieghi in un’ottica di salute globale: umana e ambientale.

Le alghe

Buone per l’uomo e per il pianeta, le alghe possono rappresentare una fonte alimentare alternativa, ma anche uno "strumento" per la creazione di prodotti a basso impatto ambientale come le bio-plastiche per esempio, e per preservare la salute e l’ecosistema marino contribuendo a ridurre la presenza di CO2, fosforo e azoto nelle acque. Largamente sfruttate nelle cucine etniche, soprattutto asiatiche, le alghe sono ancora poco impiegate in Europa, seppure consumate e apprezzate, specie nell’ambito di regimi alimentari ‘veg’, vegani o vegetariani.

Definirle ‘alghe’ è generico. Di queste piante acquatiche, infatti, ne esistono varie specie, che si caratterizzano per colore, differenti proprietà organolettiche e nutrizionali e il diverso impiego nell’arte culinaria. Le alghe brune, come il kombu, sono per esempio un ingrediente del dashi, un brodo tipico della cucina giapponese; le alghe rosse, come il nori sono utilizzate per la preparazione di involtini di sushi, mentre tra le verdi si annovera la lattuga di mare.

Un limite al loro consumo potrebbe essere rappresentato dal gusto: l’umami, un sapore piuttosto sapido conferito dall’interazione di alcune molecole come l’acido glutammico con altri nuleotidi quali guanilati, inosinati, sodio, potassio, naturalmente presenti in diverse quantità a seconda delle tipologie di alghe e in altri prodotti etnici come i funghi shiitake e i fermentati tipo miso, salsa di soia. L’unami fra gli alimenti occidentale è tipico ad esempio del Parmigiano Reggiano.

L’apporto nutrizionale

Accomunate da un ridotto apporto calorico, la componente nutrizionale varia invece da alga a alga, influenzata anche dalle modalità di coltivazione e raccolta e dalla stagionalità. Per esempio il contenuto proteico può oscillare dal 5 al 19% nelle alghe marroni, da 0.67% al 45% in quelle rosse e dal 3.42% al 29.80% in quelle verdi, con un buon apporto di amminoacidi per grammo, molto simile alla carne. Gli acidi grassi PUFA possono variare dal 6.7% della Ulva lactuca al 69.1% di Undaria pinnatifida, sebbene l’apporto generale di grassi tenda ad essere basso rispetto a peso a secco totale, più alto in inverno e più basso in estate.

In relazione alle fibre, cinque grammi di alghe brune possono apportare fino al 14% della fibra giornaliera raccomandata, mentre studi in vitro sembrano suggerire effetti prebiotici associati alla fermentazione di alcuni componenti a livello del colon e alla produzione acidi grassi a corta catena. In alcune alghe la presenza di alginati, molecole con proprietà addensanti, potrebbe agire sul controllo dell'appetito aumentando il senso di sazietà. Non ultimo, e in quantità diverse a seconda del tipo, le alghe sono fonte di polifenoli, minerali e vitamine quali vitamina A e B12 in caso di alghe nori.

Qualche “rischio”

Al pari dei pesci anche le alghe possono essere contaminate da possibili metalli pesanti: arsenico, alluminio, cadmio, piombo, silicio, stronzio e stagno alcuni agenti presenti nelle acque e nell’habitat marino. Attenzione infine in caso si sia portatori di disturbi della tiroide, patologie cardiache e renali: la presenza di iodio, assorbito dall'acqua di mare o di potassio potrebbe rappresentare una controindicazione o una indicazione al limitato consumo.

Studi in corso

In funzione delle molteplici proprietà delle alghe si potrebbe aprire la prospettiva di sfruttare alcuni estratti in nutraceutica e nella preparazione di specifici integratori. Benefici nutrizionali e efficacia dei componenti bioattivi dovranno tuttavia essere indagati con ulteriori studi di intervento.

Fonte:

  • Cherry P, O’Hara C, Magee PJ et al. "Risks and benefits of consuming edible seaweeds". Nutrition Reviews 77(5):307-329 (5) (2019) doi: 10.1093/nutrit/nuy066