Secondo lo studio italiano PreMio, in oltre il 50% dei casi, al momento della diagnosi i malati di tumore presentano un calo ponderale pari al 5%. Alla luce di questi dati, è sempre più evidente la necessità di una terapia nutrizionale mirata per questi soggetti: diversi studi, infatti, dimostrano come adeguati interventi in tal senso aumentino tolleranza e outcome della terapia oncologica.

Nutrizione e oncologia

La malnutrizione calorico-proteica (MCP) che si configura in questi pazienti è un processo reversibile se affrontato tempestivamente, aiutando il paziente a fronteggiare la patologia nelle migliori condizioni possibili e aumentando la probabilità di sopravvivenza.

In Italia, lo screening alimentare e la relativa terapia nutrizionale nei pazienti oncologici vengono eseguiti raramente: di solito dagli oncologi stessi oppure, addirittura, da personale non medico. La situazione è preoccupante, aggravata dal dato secondo cui 1 paziente su 5 muore per le conseguenze della malnutrizione.

Negli altri paesi, il percorso metabolico-nutrizionale viene avviato in concomitanza alla diagnosi di tumore: in linea generale, lo screening nutrizionale dovrebbe essere eseguito entro 4 settimane dalla diagnosi (preferibilmente alla prima visita oncologica). Il piano nutrizionale di primo livello (che può prevedere la somministrazione di supplementi orali), dovrebbe essere elaborato in parallelo alla definizione della terapia oncologica. È altresì fondamentale la rivalutazione periodica, che consideri l'effetto delle cure sull'appetito e sulla capacità di alimentarsi.

In una percentuale variabile di casi, possono essere attuati interventi nutrizionali avanzati, come l'uso di nutrienti specifici, la nutrizione enterale o parenterale: tali modalità di alimentazione artificiale sono spesso associate al paziente terminale, mentre possono costituire una vera terapia "parallela" alle cure oncologiche.

La valutazione nutrizionale utilizza scale e strumenti per lo screening (ad es. NRS-2002, MST, MUST) e prevede la regolare annotazione di peso, altezza, IMC, variazioni ponderali e  apporto nutrizionale.

Qualora lo screening fornisse risultati anomali, si procederà all'analisi della massa muscolare, alla valutazione dei valori di infiammazione secondo la Scala di Glasgow ed esami ematici, in funzione dell’apporto nutrizionale e dei sintomi correlati alla malattia o alla terapia e che possono influenzare l’alimentazione (ad esempio disfagia, nausea, disturbi digestivi, all’anoressia), infine, l'analisi di performance e forza fisica. In base ai risultati di tali valutazioni, sarà possibile definire il fabbisogno energetico e/o proteico e quindi l'intervento terapeutico più adatto al singolo paziente (nutrizione enterale o parenterale, supplementi orali, dieta).

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