Come ogni anno, sul palco del Sanders Theatre della Harvard University (Cambridge, Massachusetts), è avvenuta la consegna dei premi IgNobel, che celebrano la scienza (vera) curiosa e bizzarra, che può far sorridere (e poi riflettere).

Il premio (consegnato anche da veri premi Nobel) è sponsorizzato da Annals of Improbable Research, una pubblicazione bimestrale americana di satira scientifica, che tratta delle ricerche scientifiche più improbabili e bizzarre, per far avvicinare il pubblico alla scienza in modo divertente.

Quest'anno il premio per la Medicina è stato assegnato al Prof. Silvano Gallus dell’Istituto Mario Negri di Milano e dell'Università di Maastricht, per “aver fornito l’evidenza che la pizza può proteggere da malattie e morte, purché fatta e mangiata in Italia”. Insieme al suo team, il prof. Gallus ha infatti condotto diverse ricerche (molto serie e  pubblicate su autorevoli riviste: Pizza consumption and the risk of breast, ovarian and prostate cancer, 2006; Does pizza protect against cancer?, 2003; Pizza and risk of acute myocardial infarction, 2004) relative al legame tra consumo di pizza e ridotto rischio di insorgenza di alcuni tipi di tumore all'apparato digerente e di infarto.

Durante i 60 secondi a sua disposizione durante la premiazione – prima che i disturbatori intervenissero a interromperlo, come da consuetudine –, il Prof. Silvano Gallus ha ribadito che il consumo di pizza può ridurre il rischio di tumori all'apparato digerente e di infarto miocardico: gli ingredienti però devono essere quelli "originali" (olio, pomodoro) del prodotto italiano, bando a ogni reinterpretazione meno salutare. Sono infatti tali ingredienti che rendono la pizza un simbolo della dieta mediterranea, con tutti i benefici che questo implica.

Pizza alimento salvavita, dunque? Forse, ma solo se preparata (e mangiata) in Italia.