La Dieta Mediterranea contribuisce a ridurre l’accumulo di grasso nel fegato

Lo afferma una ricerca condotta presso l'Università Federico II di Napoli e presentata a Barcellona, in occasione del 55° congresso annuale EASD (European Association for the Study of Diabetes)

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Circa il 70% dei pazienti affetti da diabete di tipo 2 soffre di steatosi epatica non alcolica (accumulo di grasso nel fegato), spesso associata a un aumentato rischio di patologie cardiovascolari e a forme più gravi di danno epatico. Per tale patologia non esiste ancora una terapia farmacologica, pertanto è di particolare importanza l'esito di una ricerca condotta presso l'Università Federico II di Napoli, che dimostra come le componenti della dieta possano influenzare il contenuto di grasso epatico.

È stato dimostrato, infatti, che un approccio dietetico multifattoriale (com'è quello tipico della dieta mediterranea), ricco di cereali integrali e legumi (con carboidrati a basso indice glicemico), olio d’oliva (ricchi in acidi grassi monoinsaturi), pesce e frutta secca a guscio (ricchi in omega 3 e omega 6), frutta, verdura, tè, caffè (ricchi di vitamine e polifenoli), può condurre addirittura a una riduzione del 40% del grasso accumulato nel fegato.

Spiega il dottor Giuseppe Della Pepa del Dipartimento di Medicina Clinica e Chirurgia dell’Università degli studi di Napoli ‘Federico II’: "Il nostro gruppo di ricerca ha dimostrato come una dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi, presenti nell’olio d’oliva, riduca il contenuto epatico di grasso nei pazienti con diabete tipo 2”.

Sono invece scarse le evidenze relative all'effetto sul contenuto epatico di grasso di altre singole componenti della dieta (ad esempio, carboidrati a basso indice glicemico, acidi grassi omega 3 ed omega 6, vitamine e polifenoli). D’altra parte, non è noto se una dieta ricca in tutte queste componenti sia più efficace rispetto a diete modificate in una singola componente per la terapia nutrizionale della steatosi nel diabete.

Pertanto – continua Della Pepa – scopo del nostro studio è stato quello di valutare l’effetto a medio termine di una dieta multifattoriale, naturalmente ricca in carboidrati a basso indice glicemico (alimenti a base di cereali integrali e legumi), acidi grassi monoinsaturi (presenti nell’olio d’oliva), acidi grassi omega 3 e omega 6 (presenti rispettivamente nel pesce e nella frutta secca a guscio), vitamine e polifenoli (presenti in alimenti e bevande quali frutta, verdura, tè, caffè), sul contenuto epatico di grasso nei pazienti con diabete tipo 2, rispetto ad una dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi”.

Lo studio

La ricerca, intitolata "Effetti di una dieta ‘portfolio’ naturalmente ricca in diverse componenti nutrizionali sul contenuto epatico di grasso in pazienti con diabete tipo 2: uno studio randomizzato-controllato di 8 settimane", ha esaminato 49 soggetti affetti da diabete di tipo 2, di età compresa tra 35 e 70 anni, di entrambi i sessi, sovrappeso-obesi, che hanno seguito per 8 settimane due diverse diete (entrambe iso-caloriche e simili per contenuto in macronutrienti).

La prima era una dieta multifattoriale, ricca in differenti componenti nutrizionali, che prevedeva il consumo giornaliero di pasta e pane integrale, legumi, olio extra vergine d’oliva, tè verde deteinato, caffè decaffeinato, frutta e verdura ricche in polifenoli (ad esempio arancia, broccoli, rucola e carciofi) una piccola quantità giornaliera di mandorle e 3 porzioni settimanali di salmone.

Il secondo regime alimentare, invece, era ricco di acidi grassi monoinsaturi e prevedeva il consumo giornaliero di pasta e pane non integrali, riso, olio extravergine d’oliva, frutta e verdura con ridotto contenuto in polifenoli.

Prima e dopo lo studio, i soggetti sono stati sottoposti a spettroscopia di risonanza magnetica, un esame molto accurato che consente stimare in modo preciso il contenuto di grasso epatico.

Risultati

Al termine delle 8 settimane, la dieta multifattoriale ha registrato una riduzione del grasso epatico del 40%, rispetto al 19% imputabile alla dieta ricca in acidi grassi monoinsaturi: ciò dimostra che un regime alimentare naturalmente ricco in diverse componenti nutrizionali può costituire un’opzione nutrizionale di prima scelta per il trattamento della steatosi epatica nei pazienti affetti da diabete tipo 2.

L'aderenza alla dieta, inoltre, è stata, ottimale, a dimostrare come questo tipo di alimentazione sia semplice da seguire. I cibi erano tutti naturali, tipici della maggior parte delle abitudini gastronomiche e non è stato necessario ricorrere ad alcun tipo di supplemento.

La professoressa Angela Albarosa Rivellese, membro della Società Italiana di Diabetologia (SID) e professore ordinario di Scienze Tecniche Dietetiche Applicate presso l’Università ‘Federico II’ di Napoli, commenta così l'esito della ricerca: “Il nostro studio di intervento nutrizionale controllato  dimostra chiaramente come sia possibile ridurre di ben il 40 per cento l’accumulo di grasso presente nel fegato di pazienti con diabete tipo 2 con una strategia nutrizionale multifattoriale, che ricorda, per molti aspetti, la vera dieta Mediterranea, almeno quella seguita più di 50 anni fa. Questo risultato è estremamente importante dal punto di vista clinico sia per l‘elevata frequenza della steatosi epatica nel diabete sia perché, almeno al momento, non esistono altre strategie terapeutiche che abbiano dimostrato una tale efficacia”.

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