Si è recentemente svolto a Matera il primo Forum Nazionale Obesità, promosso dall'Italian Obesity Network, il gruppo scientifico coordinato dall’ADI (Associazione italiana d Dietetica e Nutrizione clinica). Il forum ha visto la partecipazione delle società scientifiche firmatarie del Manifesto dell’Italian Obesity Network, della rete internazionale OPEN - Obesity Policy Engagement Network, e di alcuni esponenti politici, tra cui l’on. Roberto Pella, vicepresidente vicario dell’ANCI e l’on. Raffaele Nevi, componente della commissione Agricoltura della Camera dei deputati.

Progetto obesità

L'obesità oggi in Italia

Nonostante le cifre riguardanti il fenomeno dell’obesità nel nostro Paese abbiano raggiunto livelli preoccupanti (sono circa 5,4 milioni gli italiani adulti obesi e oltre 23 milioni quelli sovrappeso), la maggior parte degli interventi politici adottati finora si è sempre limitata alla dieta, all’esercizio e alla prevenzione, senza l'elaborazione di un vero piano strategico per contenere e prevenire questo fenomeno dilagante.

I farmaci anti-obesità non vengono rimborsati dal SSN e il ricorso alla chirurgia bariatrica è possibile per i soggetti adulti con BMI superiore a 40, oppure superiore a 35, ma solo se affetti da una o più patologie legate al sovrappeso, quando gli sforzi precedenti di perdita di peso non abbiano sortito effetti.

La maggior parte delle persone obese richiede l’intervento sanitario solo nel momento in cui accusa i sintomi di malattie correlate, quali diabete, ictus, ipertensione o tumori. Un meccanismo, questo, non più ammissibile all'interno del SSN italiano che, ad oggi, non riconosce ancora l’obesità come una patologia altamente invalidante, che costituisce un fattore di rischio determinante per lo sviluppo di malattie non trasmissibili. Attualmente non tutte le strutture sanitarie sono dotate di centri di dietetica e nutrizione clinica, e sono rari i casi in cui esista una reale interdisciplinarità degli ambiti medici.

Interventi necessari

L'obesità è stata finora gravata da molti pregiudizi socio-culturali che hanno affrontato il problema perlopiù dal punto di vista estetico, non da quello clinico. Per affrontarla nel modo corretto, inquadrandola quindi come vera patologia e trattarla di conseguenza, è necessario investire sulla formazione, sull'ampliamento e sul coordinamento delle organizzazioni sanitarie affinché i pazienti possano disporre di cure e trattamenti appropriati e omogenei su tutto il territorio nazionale.

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