Nonostante da tempo l'assunzione di oli di pesce – molto ricchi di acidi grassi polinsaturi a lunga catena della serie omega-3 – sia associata a effetti protettivi sulla salute cardiovascolare, alcuni studi hanno messo in discussione questa evidenza, confutando il loro ruolo preventivo nell'insorgenza di disturbi cardiovascolari quali infarti e ictus.

Lo studio di popolazione, condotto tra il 2006 e il 2009, ha preso in esame i dati di più di 427000 cittadini residenti in Inghilterra, Scozia e Galles, di età compresa fra 40 e 69 anni all'arruolamento e seguiti per un periodo medio di 12 anni. L'obiettivo finale era stabilire l'incidenza di patologie cardiovascolari e i tassi di mortalità correlata, oltre al tasso di mortalità per tutte le cause.

All'avvio dello studio, i partecipanti hanno compilato un questionario, dal quale si evinceva che circa il 30% faceva uso di integratori a base di olio di pesce, il 50% di costoro dichiarava inoltre di assumere altri integratori vitaminici, per i quali però non sono stati registrati dose e tempi/modalità di somministrazione. All'arruolamento, nessun soggetto era affetto da tumore o patologie cardiovascolari.

Dai risultati si evince che un consumo regolare di olio di pesce diminuisce del 13% il rischio di mortalità per tutte le cause, del 16% la mortalità per cause cardiovascolari e del 7% l'incidenza di eventi cardiovascolari, per i quali l'effetto protettivo risultava maggiore nei soggetti ipertesi.

I meccanismi alla base degli effetti protettivi degli oli di pesce possono essere diversi: l'azione benefica svolta su pressione sanguigna, trigliceridi e frequenza cardiaca; diversi studi, inoltre, hanno evidenziato la funzione antiaritmica degli omega-3 e la loro capacità di migliorare la funzione endoteliale.

In conclusione, quindi, il regolare consumo di oli di pesce si associa con una riduzione della mortalità per tutte le cause e per cause cardiovascolari, oltre a un ridotto rischio di eventi cardiovascolari. Saranno comunque necessari ulteriori studi per definire quali siano i dosaggi utili per ottenere esiti clinicamente significativi.

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