Eccessivo grasso corporeo, soprattutto a livello addominale, con BMI superiore a 30; alti valori ematici di trigliceridi, superiori a 250 mg/dl, e colesterolo LDL; bassi livelli ematici di colesterolo HDL, inferiori a 40 mg/dl nell'uomo e a 50 mg/dl nella donna; ipertensione arteriosa, con valori superiori a 140/90; resistenza all'insulina, con glicemia a digiuno superiore a 100 mg/dl; iperuricemia: questi i fattori che, combinati in vario modo, costituiscono la cosiddetta sindrome metabolica, una condizione sempre più diffusa nella popolazione mondiale che aumenta notevolmente il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari e diabete. A questi fattori occorre aggiungere anche l'età: infatti l'incidenza di questa sindrome, che spesso non presenta sintomatologia, aumenta con l'avanzare degli anni.

In Italia si stima che ne soffra circa il 25%-35% della popolazione. Nel mondo questa forbice è ancora più aperta, andando dal 10% al 50%, a seconda dello stato nutrizionale della popolazione di una certa area. Esistono poi fattori genetici predisponenti. Una volta individuata, la sindrome si affronta migliorando gli stili di vita, riducendo l'apporto di cibi grassi, raffinati e ricchi in zucchero e aumentando l'attività fisica. Obiettivo del percorso terapeutico, ridurre il peso del soggetto e migliorarne il metabolismo. A questo percorso è poi possibile affiancare, a seconda delle esigenze cliniche del paziente, anche l'assunzione di farmaci contro l'ipertensione e la glicemia. È ancora in discussione, invece, l'efficacia dell'assunzione di integratori specifici per migliorare lo stato metabolico dei soggetti affetti da questa sindrome. Una delle sostanze che potrebbe essere utile integrare è il magnesio: presente in cereali integrali, legumi, semi e vegetali a foglia verde, questo nutriente sembra fungere da regolatore delle infiammazioni sistemiche, incidere sulle anomalie lipidiche e ridurre il rischio di ipertensione e patologie cardiovascolari. Non è invece chiara la sua azione sulla Sindrome Metabolica.

Lo studio cinese

Un recente studio cinese, pubblicato su Nutrients, si concentra proprio su relazione tra assunzione di magnesio e variazioni nella sindrome. 6.104 i soggetti adulti inclusi nello studio, tutti senza sindrome all'inizio del percorso. Per ognuno gli autori hanno raccolto informazioni sulle abitudini alimentari, seguendoli poi per un periodo minimo di due anni. Il 33.16% di questo gruppo, pari a 2024 individui, ha sviluppato Sindrome Metabolica nel tempo. Per ogni soggetto l'intake di magnesio è stato calcolato in base alle abitudini alimentari. Qui non si parla ancora di integrazione, quindi, ma i risultati restano comunque molto interessanti. Innanzitutto, gli autori hanno osservato che nei soggetti che assumono almeno 280 mg al giorno di magnesio il rischio di sviluppare la Sindrome Metabolica è ridotto. Ma di quanto? Secondo i risultati, si avrebbe un 18% di rischio in meno di sviluppare obesità addominale, un 41% in meno di avere trigliceridi alti, un 23% in meno di avere bassi valori si HDL, un 20% in meno di soffrire di ipertensione e, infine, un 42% in meno di avere glicemia alta. Nella discussione gli autori sottolineano che risultati simili sono presenti anche in altri lavori già in letteratura. Non solo, sembra che per dosi superiori ai 280 mg/dl i vantaggi dati da questo minerale si assestino, per poi calare oltre i 500 mg/dl. Lo studio sembra quindi individuare la dose migliore. Ulteriori conferme sono necessarie.

Bibliografia:

  • Jiao, Y.; Li, W.; Wang, L.; Jiang, H.; Wang, S.; Jia, X.; Wang, Z.; Wang, H.; Zhang, B.; Ding, G. Relationship between Dietary Magnesium Intake and Metabolic Syndrome. Nutrients 2022, 14, 2013. https://doi.org/10.3390/nu14102013