Conta più la qualità rispetto alla quantità, almeno quando si parla di grassi e della loro potenziale azione nel favorire lo sviluppo di patologie cardiovascolari. Di ictus in particolare. Secondo uno studio americano, i cui dati sono stati presentati nel corso della Scientific Sessions 2021 dell’American Heart Association, l’assunzione di grassi da fonti vegetali o animali può influenzare il rischio, inibendolo o aumentandolo, di incappare in uno stroke nell’arco della vita.

C’è grasso e grasso

I grassi da fonti vegetali, “buoni”, consumati anche in abbondanza, avrebbero il benefico di ridurre il rischio di ictus, quelli animali, “cattivi”, esporrebbero a probabilità superiori che l’evento si manifesti. L’associazione emerge da uno studio, americano, che si è avvalso di due studi, Nurses’ Health Study (1984-2016) e Health Professionals Follow-up Study (1986-2016), che nell’arco di 27 anni hanno monitorato la salute di donne e uomini, con l’intento di indagare l’eventuale relazione fra abitudini voluttuarie, anche e soprattutto alimentari, e l’insorgenza di malattie croniche, diabete, ipertensione, malattie cardiovascolari, obesità, tumori. Intento finalizzato e stabilirne e motivarne la possibile concausa.

Lo studio

Ha coinvolto 117mila adulti, infermiere e professionisti sanitari, di età media di 50 anni (63% donne), sani, che non presentavano cioè malattie cardiache o tumori al momento del reclutamento, invitati a compilare ogni quattro anni questionari sulle abitudini alimentari, indicando in maniera puntuale la quantità, la fonte e il tipo di grassi consumati nel corso dell’anno precedente. Il fine ultimo, appunto, valutarne il possibile impatto sulla salute. Nel lungo periodo di osservazione, i ricercatori hanno registrato 6.189 casi di ictus, focus della ricerca, di cui 2.967 di tipo ischemico e 814 di tipo emorragico.

Quale la relazione fra oli grassi e l’evento clinico? È stato possibile notare che i partecipanti, consumatori di maggiore quantità di grassi animali, mostravano un rischio del 16% superiore di manifestare un ictus rispetto a soggetti che assumevano quegli stessi grassi, ma in quantità più contenute. Fra questi facevano eccezione formaggio, latte, gelato, panna: i latticini sembrano scagionati dalla responsabilità di potere aumentare gli eventi ictus e dunque di svolgere una azione altamente impattante e dannosa per il cuore. Mentre carne rossa e carne rossa processata si associavano a probabilità aumentate di rischio per ictus, rispettivamente dell’8 e del 12%. All’opposto elevati consumi di grassi vegetali o polinsaturi erano correlati a probabilità del 12% inferiori di avere un ictus rispetto a quantitativi più bassi.

Conclusioni

Dallo studio si evince che non tutti i grassi vanno demonizzati e che la qualità incide sulla salute cardiovascolare più della quantità: ovvero il consumo dei grassi vegetali, anche in misura abbondante, resta ‘buono’. In finzione dei risultati emersi, i ricercatori raccomandano di limitare il consumo di carne rossa e di carne rossa processata, di ridurre al minimo le parti grasse della carne non lavorata, di sostituire i grassi animali, in particolare strutto o sego, con oli vegetali non tropicali quali olio d'oliva, oli di mais o di soia.

Fonte:

  • Wang F, Baden MY, Rexrode KM et al. "Abstract 9343: Dietary Fat Intake and the Risk of Stroke: Results from Two Prospective Cohort Studies". Circulation. 2021;144:A9343