In Italia ci sono circa 500mila soggetti affetti da epilessia: questa è infatti una delle più diffuse patologie neurologiche, avendo una prevalenza dell'1%. Due i picchi di incidenza: uno in età infantile, dove si manifestano le epilessie ideopatiche e congenite, e l'altro in età avanzata, dove le epilessie sono invece secondarie a patologie cerebrovascolari e neurodegenerative. In 3 casi su 4 l'esordio della patologia avviene prima dei 20 anni.

Sintomo primario dell'epilessia sono le crisi epilettiche, provocate da una scarica elettrica anomala a livello della corteccia cerebrale. Quando la scarica avviene in una regione specifica della corteccia di parla di crisi focale, se invece interessa tutta la corteccia si parla di crisi generalizzata. In quest'ultimo caso, il soggetto perde di norma i sensi. La terapia farmacologica, efficace per molti pazienti, tende a ridurre, se non eliminare del tutto, le scariche anomale a livello della corteccia.

Accanto alle terapie vi è poi una importante fase di educazione del paziente e dei suoi caregiver, dato che esistono eventi e abitudini che possono favorire l'insorgere di una crisi epilettica. Sembra, per esempio, che l'alimentazione possa essere incisiva. In particolare, la dieta chetogenica sembra essere efficace nel ridurre l'insorgenza delle crisi epilettiche. Si tratta tuttavia di una dieta ardua da seguire e non priva di rischi ed effetti collaterali: per questo gli esperti ne suggeriscono l'uso in pazienti che non rispondono ai farmaci anti-epilettici e che non possono essere trattati per via chirurgica.

La letteratura ha indagato anche altre associazioni tra intake di particolari cibi ed epilessia, per ora con scarsi risultati. Di recente uno studio cino-svedese ha valutato gli effetti su questa patologia di caffè, alcool e latte: il primo sembra non influenzare in alcun modo l'insorgenza delle crisi, mentre il secondo sembra incrementare il rischio che avvengano e il terzo sembra diminuirlo.

Gli autori hanno utilizzato informazioni genetiche contenute in due diverse piattaforme scientifiche di ricerca sull'epilessia, utilizzati per individuare particolari genotipi e fenotipi associati con forme epilettiche. A oggi, infatti, ancora il 30% delle epilessie è considerato ideopatico, ovvero senza una causa scatenante nota.

Gli autori hanno quindi utilizzato dati dell'International League Against Epilepsy (ILAE) consortium, presentati nel 2018 (https://doi.org/10.1038/s41467-018-07524-z) per identificare possibili associazioni tra gli alimenti indicati e le crisi epilettiche: in tutto 15.212 casi di epilessia e 29.677 casi di controllo. A questi dati ne sono stati aggiunti ulteriori per confermare la validazione delle ipotesi: questi sono stati presi dal FinnGen Data Freeze 4, che contiene 4.588 casi di epilessia e 144.780 casi di controllo. I dati sono stati quindi analizzati con un approccio statistico, dando gli esiti già indicati sopra. Nelle loro conclusione, gli autori suggeriscono di dare indicazione di non ridurre l'assunzione di alcool come prevenzione allo sviluppo dell'epilessia.

Fonte:

  • Zhang, Z.; Wang, M.; Yuan, S.; Liu, X. "Alcohol, Coffee, and Milk Intake in Relation to Epilepsy Risk". Nutrients 2022, 14, 1153. https://doi.org/10.3390/nu14061153