Un recente studio belga, pubblicato su “Gastroenterology”, ha valutato gli effetti dell'integrazione di 5-idrossitriptofano sui pazienti con IBD, ovvero malattie infiammatorie intestinali, che sperimentano fatica.

Insieme a diarrea e dolori addominali, la stanchezza è uno dei sintomi caratteristici delle malattie infiammatorie intestinali, in particolar modo nelle fasi acute della malattia. Tuttavia non è raro che i pazienti sperimentino stanchezza anche in fase di remissione. In generale, la spossatezza estrema rende faticoso affrontare la quotidianità, incidendo negativamente sulla qualità di vita e la relazione sociale, il tutto in un quadro clinico che vede già la presenza di depressione, ansia e stress.

L’ampio studio multicentrico si è concentrato sugli effetti dell'integrazione di 5-idrossitriptofano sui pazienti con IBD che sperimentano fatica, perché sono poche, al momento, le possibilità terapeutiche per questo sintomo.

Il disegno dello studio

Il 5-idrossitriptofano è un amminoacido precursore della serotonina, già studiato per l'effetto sul tono dell'umore, per esempio, ma anche sulla qualità del sonno e sul senso di fame. Di norma è prodotto a partire dai semi di griffonia (Griffonia simplicifolia), un arbusto rampicante appartenente alla famiglia delle leguminose tipico dell'Africa, dove è utilizzato da millenni nella medicina tradizionale locale. Più nel dettaglio, gli autori hanno incluso 166 pazienti con IBD in remissione e con sensazione di affaticamento intenso, dividendoli in due gruppi: il primo ha assunto 100 mg di 5-idrossitriptofano due volte al giorno per due periodi consecutivi di 8 settimane, mentre il secondo ha utilizzato un placebo.

Tutti i partecipanti avevano uno score VASF (fatigue visual analog scale) superiore o uguale a 5, ovvero da media a intensa. Il primo obiettivo era verificare se l'integratore riuscisse a ridurre la fatica almeno del 20%. I risultati ottenuti, purtroppo, non supportano questa ipotesi. Le percentuali di pazienti che hanno percepito una riduzione del senso di affaticamento è risultata simile nei due gruppi: 35,6% nel gruppo di studio e 37,6% nel gruppo di controllo. Non solo. Anche i cambiamenti avvenuti in relazione a depressione, ansia e stress sono stati simili tra i due bracci di lavoro.

Conclusioni

Gli autori hanno quindi dovuto ammettere di non aver evidenziato alcun vantaggio, in questo senso, nella somministrazione dell'integratore. Il problema è rilevante, perché il numero di persone affette da questi disturbi cronici è in crescita: la prevalenza delle patologie IBD è, infatti, aumentata, a livello globale, dell'85% negli ultimi 30 anni.

In Italia si stima che siano 250.000 i soggetti con IBD, per lo più giovani, poiché l'esordio di questa patologia è tra i 15 e i 45 anni di età. Inoltre, le donne sono colpite in proporzione leggermente maggiore rispetto agli uomini. Le cose sono andate meglio per il secondo obiettivo dello studio: verificare se il 5-idrossitriptofano sia assimilato. A tal fine, sono stati eseguiti esami del sangue alla ricerca di metaboliti di questo amminoacido. In questo caso i risultati sono positivi: lo studio dimostra che un’integrazione dell'amminoacido determina un incremento della sua concentrazione nel plasma e anche un aumento della serotonina. Si ha quindi evidenza dell'ingresso dell'integratore nel processo di produzione della serotonina. Il lavoro ha visto la collaborazione di 16 aziende ospedaliere belga.

Studio: Truyens M, Lobatón T, Ferrante M, Bossuyt P, Vermeire S, Pouillon L, Dewint P, Cremer A, Peeters H, Lambrecht G, Louis E, Rahier JF, Dewit O, Muls V, Holvoet T, Vandermeulen L, Peeters A, Gonzales GB, Bos S, Laukens D, De Vos M. Effect of 5-Hydroxytryptophan on Fatigue in Quiescent Inflammatory Bowel Disease: A Randomized Controlled Trial. Gastroenterology. 2022 Aug 6:S0016-5085(22)00828-9. doi: 10.1053/j.gastro.2022.07.052. Epub ahead of print. PMID: 35940251.

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