Chi, nell'arco della vita, non ha pensato di ridurre l'apporto di zucchero almeno in alcuni periodi ma, non riuscendo a rinunciare al gusto “dolce”, ha deciso di virare verso dolcificanti “ipocalorici” di sintesi o naturali? Aspartame, saccarina e sucralosio appartengono alla prima categoria: hanno tutti un forte potere dolcificante e un bassissimo, se non nullo, apporto calorico, dando la sensazione di potersi abbuffare di dolce senza ingrassare. Queste sostanze sono ampiamente utilizzate anche negli alimenti “senza zucchero”, dalle bibite gassate ai biscotti. Tra i dolcificanti naturali c'è invece la Stevia. L'introduzione in commercio di queste sostanze era inizialmente dedicata ai diabetici che, a causa della propria malattia metabolica, devono rinunciare all'uso dello zucchero, ma anche del miele e del fruttosio. Considerati sicuri per decenni, quantomeno alle dosi raccomandate, negli ultimi tempi sono stati messi sotto alla lente di ingrandimento per verificarne l'impatto sulla salute nel tempo.

La stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) sta lavorando a nuove Linee Guida per l'uso degli edulcoranti: al momento è disponibile un draft, nel quale si suggerisce di non utilizzare queste sostanze per il controllo del peso e, tantomeno, per quello delle malattie non trasmissibili, come il diabete. Ancora più se si considera che gli studi a lungo termine indicano un maggiore rischio di sovrappeso, diabete di tipo 2 e patologie cardiovascolari in chi utilizza abitualmente i dolcificanti ipocalorici. L'OMS sottolinea poi che tutti gli edulcoranti vengono utilizzati per la produzione di cibo di bassa qualità, nella maggioranza dei casi “junk food”: da qui l'esigenza di eradicare dalla mente dei consumatori che scegliere un cibo “senza zucchero” sia un modo per prendersi cura di se stessi.

Più di recente uno studio pubblicato su “Cell” mostra un aumento della glicemia immediato in chi usa un dolcificante e, nel tempo, un'alterazione del microbiota intestinale. Gli autori, afferenti a Istituti israeliani e tedeschi, si sono concentrati su quattro dolcificanti: aspartame, sucralosio, stevia e aspartame. 120 i soggetti coinvolti, tutti sani, suddivisi in 6 gruppi: 4 hanno utilizzato uno specifico dolcificante per due settimane, a dosi quotidiane inferiori a quelle consentite; 2 hanno fatto da controllo, uno utilizzato un placebo e l'altro assumento una fonte di glucosio. Lo studio ha sottolineato il fatto che l'uso di edulcoranti induce un'alterazione del microbioma orale e fecale e del metaboloma plasmatico. Saccarina e sucralosio portano anche a risposte squilibrate della glicemia. Gli autori mettono quindi in guardia dall'uso di questi prodotti, che potrebbero portare a un'alterazione del metabolismo glicemico persona-dipendente, mediata da cambiamenti nel microbioma. Una possibilità che va ulteriormente indagata.

Studio:

Suez J, Cohen Y, Valdés-Mas R, Mor U, Dori-Bachash M, Federici S, Zmora N, Leshem A, Heinemann M, Linevsky R, Zur M, Ben-Zeev Brik R, Bukimer A, Eliyahu-Miller S, Metz A, Fischbein R, Sharov O, Malitsky S, Itkin M, Stettner N, Harmelin A, Shapiro H, Stein-Thoeringer CK, Segal E, Elinav E. Personalized microbiome-driven effects of non-nutritive sweeteners on human glucose tolerance. Cell. 2022 Sep 1;185(18):3307-3328.e19. doi: 10.1016/j.cell.2022.07.016. Epub 2022 Aug 19. PMID: 35987213.