Oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili, in breve FODMAP, vengono digeriti solo parzialmente e, una volta giunti al colon, vengono fermentati dai batteri che qui abitano, liberando gas e richiamando acqua nel lume intestinale. Si parla di alimenti la cui assunzione dovrebbe essere ridotta in soggetti che soffrono di colon irritabile.

Ma di quali cibi stiamo parlando? Di tutti quelli che contengono molti FODMAP: latte di mucca, di capra, di pecora, di tutti i formaggi morbidi e freschi, di creme di gelato, ma anche di mele, pere, pesche, manghi, angurie, caki, albicocche, ciliegie, susine, prugne, concentrati di frutta, conserve di frutta, succhi di frutta, frutta secca, avocado, carciofi, asparagi, barbabietole, cavolfiori, funghi, cavoli, broccoli, cavoli, finocchi, aglio, cipolle, scalogni, piselli, ceci, lenticchie, fagioli, fave, frumento, segale, pane, pasta, couscous, cracker, biscotti, miele, fruttosio, sciroppo di mais, sorbitolo, mannitolo e xilitolo. Cibi che dovrebbero essere sostituiti da alimenti a basso contenuto di FODMAP. Ma questa modifica funziona davvero?

Lo studio

Un recente studio, pubblicato su Nutrients, indica un vantaggio per quanto riguarda la riduzione di fastidi relativi la funzionalità intestinale, come dolore addominale, disfagia, dispepsia, diarrea, costipazione e gonfiore, ma non per la consistenza delle feci e per l'infiammazione della mucosa, aspetti che sembrano non risentire della dieta. Gli autori, cinesi, hanno cercato gli articoli di interesse in vari database, individuandone inizialmente 146, scesi a 9 dopo la fase di lettura, per un totale di 446 pazienti. Di questi studi, solo 4 sono randomizzati e controllati, mentre gli altri sono o retrospettivi o prospettici. Inoltro, l'analisi dei possibili bias porta gli autori ed affermare che non ce ne sono, nel loro studio... ma potrebbero esserci negli studi presi in considerazione. Insomma, qualche risultato la dieta a basso FODMAP sembra darlo, ma gli autori sottolineano alcuni possibili rischio, in primis il fatto che una dieta restrittiva porti, alla lunga, a scarsa aderenza terapeutica e a scarsa alimentazione: due fattori che si vorrebbero evitare. Questi pazienti dovrebbero quindi essere monitorati attentamente per verificare che non cadano nel rischio di mangiare sempre e solo le medesime cose, fatto che comunque porta con se una serie di effetti indesiderati. Come spesso accade quando si hanno gli esiti di una revisione, pare importante continuare a studiare la relazione tra diete speciali e malattie infiammatorie intestinali croniche, per trovare modo di aiutare i soggetti che ne soffrono, che effettivamente vivono forti limitazioni alla propria libertà e interazione sociale.

Studio:

  • Peng, Z.; Yi, J.; Liu, X. A Low-FODMAP Diet Provides Benefits for Functional Gastrointestinal Symptoms but Not for Improving Stool Consistency and Mucosal Inflammation in IBD: A Systematic Review and Meta-Analysis. Nutrients 2022, 14, 2072. https://doi.org/10.3390/nu14102072