Sono molti gli studiosi che definiscono la malattia renale cronica come epidemica: la sua sempre maggiore diffusione, in effetti, è imputabile a diversi fattori quali il progressivo invecchiamento della popolazione che determina, inevitabilmente, la maggiore diffusione di condizioni che insorgono a causa di un fisiologico declino di alcune funzionalità, come quella renale.

Non si può nemmeno trascurare la forte diffusione di patologie che comportano danno renale come:

  • il diabete di tipo 2,
  • la sindrome metabolica,
  • l’ipertensione arteriosa,
  • l’obesità,
  • le displipidemie.

Sviluppare questa malattia significa che nel tempo si può arrivare allo stadio finale, cioè una fase molto grave alla quale si può sopravvivere solo con dialisi e/o trapianto e in ogni caso, questa malattia costituisce un importante fattore di rischio per lo sviluppo di numerosi eventi cardiovascolari, anche molto gravi come l’infarto e l’ictus. Basti pensare a tale proposito, che un paziente con malattia renale ha un rischio cardiovascolare 10-20 volte superiore a quello di una persona esente dal problema: si viene a creare, purtroppo, una sorta di circolo vizioso per il quale l’insufficienza renale determina morbilità cardiaca e l’insufficienza cardiaca a sua volta provoca e aggrava la disfunzione renale.

Prevenire si può

Alla luce di quanto detto finora è evidente che per mantenere i reni in buona salute è fondamentale svolgere regolarmente attività fisica, al fine di mantenere il proprio peso corporeo nella norma ed evitare così di sviluppare sovrappeso e resistenza all’insulina. Per un’efficace prevenzione è fondamentale non fumare, al fine di non indurire le arterie e predisporle allo sviluppo di ipertensione, scegliere uno stile di vita equilibrato ponendo particolare attenzione alla dieta, evitando dunque, cibi molto grassi, ipercalorici e ricchi di sale.

Una grande importanza riveste anche la corretta idratazione: bisognerebbe bere ogni giorno almeno 1,5 l di acqua, evitando il più possibile di assumere bevande diverse dall’acqua, specie se zuccherine. Ultima raccomandazione, ma non per importanza è di evitare di abusare di farmaci antinfiammatori non steroidei che mettono a dura prova la funzionalità renale.

Trattamento

Il principale trattamento per l’insufficienza renale è rappresentato dalla dialisi che, in pratica, consente di sostituire la funzionalità renale; in alcuni casi la dialisi è effettuata temporaneamente e s’interrompe quando i reni riacquistano una certa funzionalità; più in generale, però, chi inizia la dialisi la continua per tutta la vita. In alcuni casi l’insufficienza renale si cura con il trapianto, anche se non sempre questa è un’opzione terapeutica possibile e/o favorevole.

Qualunque sia il trattamento messo in atto per preservare o comunque mantenere la funzione renale, una grande importanza è rivestita dall’alimentazione: i reni, infatti, sono dei veri e propri filtri, ma quando non funzionano il rischio è che alcuni nutrienti non riescano a essere smaltiti e determinino una situazione simile a quella che si verifica in caso di intossicazione. Per chi soffre di insufficienza renale, non esistono dei cibi vietati in assoluto, ma bisogna ricordare che alcune sostanze, se assunte in quantità eccessive, possono diventare dannose: è il caso di proteine, fosforo, sodio e potassio. Un discorso analogo può essere fatto anche per numerosi farmaci il cui dosaggio va attentamente rivisto sotto stretto controllo medico, in caso di insufficienza renale.

Farmaci

L’abuso di Fans mette a rischio la funzionalità renale poiché a causa del loro meccanismo d’azione, tendono a ridurre l’afflusso di sangue verso i reni, determinando nel tempo, un aumento della creatinina, dell’azotemia e quindi della pressione arteriosa.

È buona abitudine non eccedere neppure nel consumo di antibiotici amino glicosidici, poiché vengono eliminati solo per via renale e possono danneggiarli; il loro uso deve essere attentamente monitorato soprattutto nei pazienti con problemi renali, nei quali possono dare anche ototossicità. Nei pazienti ipertesi, nei quali si registra una compromissione della funzionalità renale, bisogna prestare una grande attenzione nella prescrizione dei diuretici risparmiatori di potassio, poiché possono indurre iperpotassiema.

Fra gli ipoglicemizzanti orali, infine, ve ne sono molti eliminati prevalentemente per via renale che di conseguenza nei pazienti con funzionalità compromessa possono indurre crisi ipoglicemiche, proprio perché non vengono correttamente smaltiti.

Proteine, bisogna valutarne quantità e valore biologico

Quando è presente una diagnosi di insufficienza renale è necessario prestare una grande attenzione al contenuto proteico della dieta, poiché l’urea o comunque i prodotti azotati che si formano dal loro metabolismo, possono accumularsi e non essere più adeguatamente smaltiti per via renale.

Questo non significa che il problema si risolve eliminando la carne, il prodotto alimentare fonte di proteine per antonomasia, poiché le proteine sono largamente diffuse anche nel formaggio, nelle uova, nel pesce, negli affettati, nella pasta, nel pane e nei legumi. Le proteine di più alto valore biologico sono quelle contenute nella carne, mentre quelle di basso valore sono più diffuse nella pasta e nel pane.

Se per permettere ai reni di funzionare al meglio è corretto ridurre la quantità totale di proteine assunte nel corso della giornata, è anche vero che la prima limitazione andrebbe fatta riguardo l’intake degli alimenti proteici con basso valore biologico, al fine di garantire la qualità proteica nonostante la riduzione quantitativa. Ecco perché spesso si sostituisce il pane e la pasta con quella aproteica.

Per quanto riguarda l’apporto calorico complessivo è bene sottolineare che se non c’è una condizione di sovrappeso non è necessario ricorrere ad alcuna restrizione calorica di sorta.
Un occhio di riguardo va prestato anche al consumo complessivo di fosforo, molto abbondante soprattutto nel latte, nei latticini e negli alimenti di origine animale. Per tutti questi alimenti è bene rispettare rigorosamente le frequenze di consumo settimanali raccomandate in caso di patologie renali.

Per i condimenti, infine, è sempre bene preferire l’uso dell’olio extra vergine di oliva e delle spezie. Non bisogna eccedere con il sale poiché determina aumento della pressione arteriosa e ritenzione di liquidi: il sale iposodico non rappresenta un’alternativa poiché, di solito, è molto ricco di potassio che in eccesso, non riesce ad essere smaltito da reni poco funzionanti. Non è superfluo ricordare che l’eccesso di sale, molto spesso, non deriva tanto da quello che si aggiunge direttamente quando si cucina, ma da quello contenuto nei prodotti già pronti, come può succedere in caso di utilizzo di sughi già pronti o i prodotti congelati e pronti al consumo previo scongelamento.

Vademecum sulle patologie renali

La società Italiana di Nefrologia e la Società Italiana del Rene onlus hanno stilato un vademecum con semplici regole da tenere sempre presenti al fine di prevenire lo sviluppo di patologie renali: queste ultime, purtroppo, sono spesso silenti. Il progressivo deterioramento di questi organi avviene anche senza dare, almeno in un primo momento, ragione di una particolare sintomatologia.
è buona abitudine:

  • misurare almeno una volta l’anno la pressione arteriosa, per accertarsi che sia nella norma;
    effettuare un esame urine e conoscere i valori della creatinina (per accertarsi che i reni funzionino a dovere);
  • eventualmente sottoporsi a un’ecografia renale.

Esistono delle persone che più delle altre sono a rischio malattie renali e per l’esattezza, tutti coloro che hanno più di 60 anni, sono ipertesi, diabetici, obesi o che in famiglia hanno parenti stretti affetti da patologie renali. Le cause più comuni di malattia renale cronica sono, in ogni caso, il diabete e una pressione arteriosa non debitamente tenute sotto controllo: a questo proposito basti pensare che il 72% dei pazienti dializzati nel mondo, sono anche ipertesi e diabetici.