La metanalisi, pubblicata su The American Journal of Clinical Nutritionha coinvolto 3891 individui americani di età compresa tra i 54 e i 76 anni, suddivisi in categorie in base ai livelli sierici di vitamina K1 (fillochinone): ≤0,5 nmol/L, >0,5-1,0 nmol/L e >1,0 nmol/L. Ciascun gruppo poi è stato valutato per il rischio di patologie cardiovascolari e di morte per tutte le cause durante un periodo di follow-up durato 13 anni.

Al termine del follow-up, l'incidenza di eventi cardiovascolari non è risultata significativamente differente nei soggetti delle 3 categorie, mentre i soggetti con livelli di vitamina K1 inferiori o uguali a 0,5 nmol/L registravano un rischio di morte per tutte le cause superiore del 19% rispetto agli individui con livelli circolanti di fillochinone pari o superiori a 1,0 nmol/L.

Il rischio di morte per tutte le cause era invece simile nei soggetti con livelli di K1 >0,5-1,0 nmol/L e >1,0 nmol/L.

In conclusione, quindi la metanalisi registra un incremento del rischio di morte per tutte le cause pari al 19% negli individui con bassi livelli circolanti di fillochinone, mentre non si evidenzia associazione tra vitamina K1 e rischio di patologie cardiovascolari.

Saranno necessari ulteriori studi per approfondire i meccanismi che possano spiegare tale associazione, e occorrerà chiarire anche gli effetti dell'aumento di vitamina K1 in soggetti carenti.

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