Le medicine tradizionali, tra le quali quella cinese e quella indiana, basano la cura delle malattie su prodotti naturali, in gran parte di natura vegetale, ma non solo. Se una volta l'applicazione di queste piante veniva tramandata da praticanti senior a praticanti junior, basandosi sull'osservazione e la tradizione, sempre più spesso gli antichi rimedi vengono messi sotto la lente del microscopio per scoprirne le effettive proprietà e modalità d'azione. Una recente revisione cinese, condotta dalle Scuole di Farmacia della Naval Medical University di Shanghai e della Fujian University of Traditional Chinese Medicine di Fuzhou, conferma le proprietà farmacologiche dell'acacia di Costantinopoli (Albizia julibrissin Durazz), evidenziandone anche di nuove: si mostra utile come agente anticancerogeno, nella stimolazione del sistema immunitario, nella regolazione del metabolismo, come anti-infiammatorio, neuroprotettore, epatoprotettore e nel migliorare lo stato mentale delle persone.

Questa pianta, presente dal 25 A.C. nella monografia medica “Shen Nong Materia Medica”, è stata utilizzata almeno dal 1700 A.C. Durante la Dinastia Qing (1481 A.C.) veniva per esempio associata alla Baila, una resina bianca animale, per produrre un unguento utile per applicazioni locali. Questo non è il solo esempio storico di uso sinergico di questa specie di acacia: più vicino a noi sulla linea del tempo, si suggeriva di farne un decotto della corteccia con una gelatina di pelle d'asino per curare fistole ai polmoni ed ematemesi. Tradizionalmente, la Farmacopea Cinese elenca varie attività per i fiori e la corteccia di questa pianta, associata al trattamento degli stati di ansietà, malinconia e insomnia, ma anche per vari disturbi dovuti alla circolazione, come i lividi e l'ictus, e per ascessi polmonari, fratture, amnesia, congiuntiviti acute e vista offuscata. Grazie a questa revisione sappiamo che sono circa 140 i composti bioattivi sin qui isolati da fiori e corteccia di Albizia julibrissin Durazz, tra i quali triterpeni, flavonoidi, lignine, saponine, acidi fenolici e alcaloidi. La revisione sottolinea poi la diversa composizione di sostanze attive di fiori e corteccia, che giustifica le diverse attività farmacologiche che nei secoli ne hanno fatto i medici tradizionali cinesi. Più nel dettaglio, i fiori sono particolarmente ricchi di flavonoidi, mentre la corteccia di saponine e lignine. Gli autori non solo hanno riassunto quello che già si conosce di questa acacia, ma hanno anche messo in luce le carenze della ricerca. Per esempio, non ci sono studi di tossicologia, così come pochi sono quelli di farmacocinetica e qualità standardizzata: per poterla utilizzare con un approccio moderno, infatti, occorre sapere quali sono le dosi indicate per ottenere un dato effetto e capire come devono essere gli estratti.

 

Studio: Lu P, Zhang C, Zheng J, Li C, Zhang Q, Huang B. A comparison review of Hehuan flowers and Hehuan bark on the traditional applications, phytochemistry and pharmacological effects. J Ethnopharmacol. 2022 Dec 10;303:116002. doi: 10.1016/j.jep.2022.116002. Epub ahead of print. PMID: 36509253.